Sei morto,
per imitare i miei clichè,
rincorrere le mie follie,
il mio mondo,
ciò che costruivo,
senza nessuna retorica o appoggio,
intorno a me.
Sei morto,
per inseguire la mia amicizia,
senza comprendere,
che questo sentimento,
non è fatto di copia e incolla,
ma bisogna di personalità.
Sei morto,
per suggellare un affetto inarrivabile,
basandoti sui tuoi balzi d’umore:
caffè con dolcificante io?
Caffè identico anche per te.
Sei morto – infine,
per raggiungere la mia buona volontà con la dieta,
vantandoti,
a un certo punto,
dinnanzi agli altri,
di esser più magro di me,
una gara malata,
che ha fatto di te,
l’ambulante cadavere puzzone.
Sei morto,
quando il tuo cervello e imploso,
e certa gente mi fermava,
chiedendomi di cibi da te offerti,
al quale tu indicavi me come mittente,
a cui chiedere il conto,
cosa che non hanno mai creduto!!!
Sei morto,
malgrado i tuoi parenti,
quando mi incontrano per strada,
persuasi dal vizio del gioco d’azzardo,
digrignano qualcosa tra i denti,
non avendo il coraggio,
di ammettere il fallimento della propria prole.
Sei morto,
per aver guardato il Lato Oscuro della vita:
la Mia Vita,
quella che mi appartiene,
e che tu,
ha scioccamente perduto,
annaspando terra e miseria,
quella stessa miseria iraconda,
che ti trascina come una bambola di cartone.