Quando ho abbandonato questo palcoscenico,
i particolari sembravano comuni mostri,
velati rimorsi di un attore ormai consumato,
una dedotta luce ai margini,
sedie impolverate dal tempo,
forse quarant’anni buoni,
trascorsi a rimpiangere la dote,
la mia dote,
la sole e plausibile leggenda,
capace di suscitare ogni mio gesto,
naturale attrazione cui ho spazzato via.
Quando mi sono visto,
con gli occhi di un tipo qualunque,
talco e cera,
erano unguenti già putrefatti,
oggetti scaduti,
caduti nella prescrizione della memoria.
E da lì che provengo,
ed e lì che sono diretto,
pronto a raggiungere i miei avi,
suggeritori geniali,
Dei avvezzi alla mimica,
alla teatralità.
LA MIA DOTEultima modifica: 2019-08-08T19:32:25+02:00da
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