Una stagione rafferma,
un chiaro riferimento agli idoli,
alla infanzia violata,
al mordere fugace di un frutto proibito.
Poi le emozioni sono volate via,
quasi a volerne rafforzare l’abitudine,
il diniego come obbligo scolastico,
i primi deterioramenti dell’animo:
la prima solitudine non si scorda mai!
Quella fattiva,
in mezzo a tanta gente,
o dentro un aula,
mentre cerchi,
di prendere posto in un banco qualsiasi,
travisatine del cazzo,
e turbamenti oltraggiosi.
La vita,
dissimila e assimila circostanze,
visioni che non sempre,
abbracciano l’intelletto,
la vera apertura sociale,
ma attende di mordere,
affinché il veleno entri in circolo,
a violentare la carne,
i tratti somatici.
Poi tutto cambia,
si volge al peggio,
crescendo,
le cose peggiorano,
alimentano il disprezzo altrui.
Io ho solo la colpa di essere qui,
a dover spiegare i miei sentimenti,
l’apporto suggestivo di questa nera armatura,
tutto il sarcasmo accumulato,
in vicissitudini stressanti.
Ma ora,
l’abitudine e di casa,
sotto la scura pelle del mio cuore.
Fatevi avanti,
so badare a me stesso,
reincarnarmi senza un sesso,
e spiegare grandi ali di sedata viltà.