IL GIORNO DOPO …

Un altra notte è fuggita,

un altra notte ha trascorso il suo tempo,

ed è stato veramente troppo poco,

ciò che all’alba è rimasto ..

Raccolgo i cocci,

i pezzi variopinti delle ultime esternazioni,

frasi assemblate a casaccio,

per rincorrere un idolatria fatta di epiteti e insulti blasfemi ..

Un altra notte ha davvero compromesso il mio umore,

gli sbalzi,

il freddo,

questo clima che a pelle sembro non avvertire ..

Un altra notte ha bevuto la mia incoscienza,

i sonni agitati,

lo sprofondare verso soluzioni senza raccolta,

la prigione schiva di un altro pensiero.

Oggi sposo poesia,

oggi scalcio impaziente,

ma non lo do a vedere,

il mio essere stato a lungo deviato,

ha indotto la mente a tagliare i ponti con la fantasia.

Ora che gemo,

dinnanzi ad un ricordo,

cerco ancora un ombra,

l’ora giusta giusta per giacere angustiato.

Il giorno dopo ho solo compreso quanta amarezza vi fosse,

in un addio smorzato dal sole,

lungo un mattino che ha ridestato l’ultimo battito.

VERSO L’APOCALISSE

Verso l’apocalisse,

il mistero dei giorni,

il suono ultra moderno della vita,

il frastuono incattivito delle sirene,

il caos metodico della metro ..

Dentro l’apocalisse,

questa breve resa dei pensieri,

i miei pensieri,

quel brevissimo e intenso attimo in cui ho lasciato tutto,

tradito il mio corpo,

e tirato fuori dalla testa frasi e parole senza eguali ..

Risuonano ancora,

hanno lo stesso effetto impazzito ..

Verso l’apocalisse,

nel rimbombo di questo versante,

ove la mente si inclina,

e vomita i pensieri,

per non averne altri,

per non limitarsi a vagare ..

Verso l’apocalisse,

coraggio …!

Armatevi di pazienza,

per insultare chi verrà a stanarmi.

VEDOVE SATANICHE

Dietro l’urlo antico della storia,

l’imitazione di basse culture,

il pianto a dirotto della notte,

vedove impazzite infrante nello spirito,

devastate dall’inerzia di collera,

da un epilogo protratto verso la fine,

su quelle astratte pagine di commedia e finta derisione.

Dentro i peccati della carne,

sangue misto a piacere,

bianco e rosso che bruscamente interrompono l’incanto,

la prova migliore di un diavolo per capello,

la mesta polvere del tempo,

il rimpianto ..

Questa lussuria sulle punta delle dita,

mentre la terra abbevera avversità,

esse si scrollano di dosso il velo,

e rosse di piacere,

rivolte a Satana andranno ..

IRA&SERPENTI

Verso il peccato,

in trasparenza,

cristiani colti e furbi atteggiamenti di perdono,

tendono le mani,

si approfittano del mio corpo,

anche loro,

come i serpenti,

sono perfettamente consci di ciò che fanno,

di quel che affannosamente ricercano,

senza bussare,

ma inchiodando l’anima alle incertezze,

ai rumori obliqui delle paure ..

Troppe antiche ossessioni,

volti scuri e preti dominanti,

ancora la destra immacolata di un Dio involgarito dalla gloria ..

Io intravedo lo stesso serpente,

e leccandomi,

lascio che accudisca la mia mente,

la mia labile intuizione nel voler fuggire dalla luce,

dalla troppa cattiva abitudine di vivere,

di sembrare ogni giorno una meravigliosa attesa ..

Io ho smesso di possedere tante cose,

ora la mia ira,

mi trascina così in basso da incattivire anche il buco del mio culo.

SUPPLICA A SATANA MIO SIGNORE

In questo abbaglio accecante,

perso oltre la ragione,

comprendo poco questi passi fuorvianti,

chi mi ha deriso,

chi ha deciso di mettermi fuori,

dai giochi,

dall’abitudine cocente,

uno strappo in più,

alla mia fottuta delusione,

alle fiamme che improvvisamente mi hanno avvolto,

e da mortale ho gridato verso Satana,

ho riconosciuto il volto del mio eterno Signore,

la musa ispiratrice di tutte le mie dannazioni.

Tirare a freno le passioni,

l’insano processoo che volle questo,

gettar via anni e anni di assoluzione,

di un amore,

di pallide certezze che invecchiano dentro i ricordi.

Ora sguazzo in questa isola di perdute memorie,

ora l’immonda sozzura e solo uno scarno spuntino,

una fugace bestiolina da succhiare,

su spazi di terra che hanno bruciato tutt’intorno ..

Ora che la mia voce si e alzata,

ora che non ho più lo stesso sguardo,

l’irriverenza,

ora che ho chiuso i conti con il mondo dei mortali,

supplico il mio Signore di spazzare via la mia natura umana,

le debolezze,

tutte le lacrime e le idiozie ..

Ora voglio bruciare per sempre,

ora intendo gioire di morte,

di irriverente e maligno fetore.

INFERNI E SODALIZI

C’è un ascesa mortale verso gli inferi,

una strada periferica che costeggia gli ormoni,

questi strani residui di sangue e membra,

il corpo sbriciolato e assuefatto,

fatto a pezzi,

ridicolizzato da messe nere,

sedotto dal peccato,

al ritorno,

verso un nuovo volgere difettoso ..

La stessa eterea dannazione,

che fluttua nell’aria,

e cosparge di miseria chi rimane in piedi,

chi ancora possiede una vita,

e si illude di comprendere questo pandemonio,

tutto il maritrio provato e indossato con rancore,

le bestemmie,

il contrariare Dio,

e adorare l’Inferno,

il solo grande bagliore di un angelo che

caduto dal cielo,

ebbe un ben ampio raggiro di fedeli.

C’è un forte contrasto dentro questo cimitero,

un aria putrefatta che invita a banchettare,

a bere,

ad adorare la Bestia in tutte le sue forme ..

L’assoluzione della mia anima,

la minimalista azione che depura l’organismo dalla vergogna divina.

Eccomi …

pronto a rinnegare gli epiteti sconci dell’amore,

la paraffina,

l’illusoria preparazione ad un mondo fatto di creature nuove ..

Verso la bolgia oscura,

dentro un altra alcova,

la mia natura,

il mio “io” …

Il primordiale istinto all’odio.

E SOLO SANGUE

Molto spazio,

e molte ombre,

vado avanti così da qualche settimana,

ingannando il tempo,

invertendo le ore sulla mia pelle,

tagliandomi,

provando il sordo piacere di vedere il sangue colare,

altre schizzare,

a seconda delle azioni,

del coltello,

per intensità di mano ..

Troppo panico,

e vuoti a rendere,

in questa ingiustizia chiamata vita,

nei miei piccoli spazi di vomito,

ove ho solo ritagliato un atroce situazione,

un onda in più di supplizio,

per mordere le emozioni,

stanarle,

attenderle lungo lo strato in superficie del mondo,

le stagioni,

la pioggia che seppellì quegli attimi,

tutta la mia eterea fragilità ..

Il gelo prima della notte,

il relitto,

il viso opaco e malconcio,

ricucito a furia di botte,

contro una città furente,

addosso l’ultima bestia che mi ha offeso ..

I SENSITIVI

I giorni divorano la mia vita,

ogni affano,

i respiri,

la rabbia e l’ingenua poesia.

I giorni alimentano il mio esaurimento,

volgare paura,

assenza e vuoto che genera l’isolamento.

Mentre la pelle confonde e ridesta,

quegli attimi di vergine fiducia,

oltre il coraggio,

dentro il paradosso di un bosco,

sterpaglie e terra sicura,

a insinuar catene,

lasciare l’inverosimile fiume di questa caterva,

fondamenta da cui improvvisamente sono caduto,

incerto e libero da tutto ..

Improvvisando un domani senza luce,

lagnando una replica,

basse frequenze,

voci dall’infinito senza eco ..

PARAFRASANDO

Ho pagato per mentire,

per apparire perfetto,

iniquo,

insospettabile …

Uno qualunque che arriva e seduce una figa,

uno che annusa e se ne viene,

scaricando piaceri e spingendo forte.

Ho lasciato intuire certezza,

parole seguite da un onda volgare di pacatezza,

diplomatica fierezza,

sguardo irremovibile e seduttore.

Ho dichiarato qualunque tipo di cosa,

per sghignazzare in silenzio a casa,

dietro le scale,

attraverso un ombra imbevuta dallo stesso marchio,

una fabbrica ebbra di sostanze chimiche.

Io qui ho costruito la mia esperienza,

basato sull’intolleranza un evasione fiscale,

una tassa da cui mi sono subbarcato la coincidenza di un popolo.

Parafrasando il limite,

soggiogando anche la mente,

per un fine disdicevole e sociale.

LA SPERDUTA NATURA DELL’UOMO

Sono stanco di avere creduto,

scritto,

descritto,

assunto comunque una parte in questa vita,

in questa scena,

in ciò che gli uomini chiamano appartenenza,

senso del dovere,

ma che io avverto come una presa per i fondelli,

una pre-avvertenza a questo male,

l’assoldamento di una scarna e inaffidabile innovazione.

Sono demotivato da ciò che vedo,

compro,

osservo.

Esausto dal genere umano,

mi ripiego qui,

in questo attimo,

a sfogare un pò di quel che resta del mio cuore,

delle passioni,

dell’amore che ho avuto e nessuno ha voluto fino in fondo.

Perchè ho imparato sulla mia pelle che nulla e per sempre,

nonostante ci abbia provato,

malgrado abbia dato tutto ..

Attimo per attimo,

istanti che ho strappato dalla mia anima pur di condividere quell’amore.

Ora sono solo stufo,

preso da una nostalgica e insignificante paura,

ora voglio essere dimenticato,

giudicato,

si .. Ma chi se ne frega.

Qualunque cosa,

pur di non restare immobile in questa finta realtà.

L’INCONSCIO VIGENTE

Molte scuse,

mi hanno riportato indietro,

all’origine di tutto,

al mio stato attuale,

a questa arretratezza che non stimola,

che mi lascia svuotato,

stanco per ogni cosa,

avverso alle situazioni e al modo di parlare,

comunicare.

Smarrito, in questa farsa,

inclino pure la mia persona,

il dialogo,

la forma di affetto rivolta solo in casi estremi.

In mezzo alla gente,

ho sempre cercato di intuire altre vedute,

sciocche cause,

la difesa oltre il veto denominatore di violenza.

Passando e trascorrendo,

per motivazioni ripetute,

asserisco alla vita una non causa,

l’assoluzione completa e deforme degli esseri umani,

animali,

qualunque cosa o stato,

libero da una tendenza che tende a non tendermi,

l’inconscio vigente,

l’arresto domiciliare che mi lascia dietro i vetri,

senza un pallore,

ma solo un iniziale apatia di parole,

studiate ad arte per farmi commettere l’arnese giusto,

il peso sospeso di un palloncino,

la maniacale resa di un Dio senza mortalità.

NELLA LUCE DI UN RICORDO

Servo di questo silenzio,

ho smesso di andare avanti,

di avere la giusta visione obbiettiva,

quella tenera luce negli occhi,

quella bontà di un tempo,

un bambino ..

Oppresso dal tempo e dall’usura,

dalle violenze,

da mani troppo grandi su un piccolo corpicino,

voglie troppo deviate per capire ..

Cosa mi hanno fatto,

come hanno contribuito a farmi male,

a godere,

a lasciare a mia insaputa questo maledetto ricordo,

un ossessione che non ha mai smesso di crescere e aggredirmi,

senza dar retta al cuore,

alle lacrime,

agli sciocchi entusiasmi di un bambino interrotto.

IL MOMENTO

Riesco ancora a mentire,

a sembrare ridicolo,

in questa perfezione di sguardi,

mentre tutto affonda,

e il mio lavoro va a puttane,

e non mi ascolta nessuno,

mentre urlo,

mentre provo a indossare i panni del martire,

dell’antieroe per eccellenza,

e per frasi fatte vado avanti,

scimmiottando questo o quello,

precludendo un attentato,

uno sguardo di troppo,

un angelica lite dietro stati d’animo paurosi ..

Lo spavento che asseconda il potere,

la macchia d’olio che non ha saputo fermare questo momento,

la poesia,

il riferimento umano ..

Io da molto tempo,

anni addietro,

ho smesso di partorire coscienze,

lacrime obbiettive,

qualunque cosa potesse servire per il bene di tutti.

Oggi fabbrico solo illusioni,

mi nutro di esse,

e a miglior vita mi piace osservare le cose con distanza,

con antica dolcezza,

rimembro e vibro,

come non mi era mai successo in vita,

nelle ore in cui ho predetto questa assoluzione carnale.

POLVERE E COSCIENZA

Ho smesso sul serio di seppellire la coscienza,

ogni sconcia visione,

gli sguardi,

le paure ipocrite del giorno,

questi strani oggetti e aggettivi che ci vorrebbero tutti schiavi,

uguali,

uniformati al sistema,

a questa generale apatia,

alla polvere che si respira dentro ai cimiteri,

i defunti,

qualunque cosa essa sia per danzare in silenzio,

nel silenzio,

per questa piccola malinconica poesia inversa.

Tutto ciò che sembra utile per mentire,

per avere un caldo bisogno di assentarsi.

Così sono via,

così da tempo immane ho smarrito la rettitudine,

la presenza,

il colto assemblarsi delle cose.

Io come le ombre,

non ho molto da dire,

applaudire,

sentire ..

Solo questo luogo scarno e visionario,

su di me,

in me ..

Come sola alcova demente.

I MIEI 11 ANNI

Continuo a subire violenze,

giorno dopo giorno.

Il mio aguzzino non è mai stanco di me,

del mio corpo.

Ogni volta riesce a trovare un ripiego malato

per trarre del piacere.

Io riesco a malapena a capire,

quale ossessione,

che parte di me dovrei vomitare,

strapparmi a morsi,

prima di andarmene da qui,

morire anche ..

Pur di non rivivere quotidiniamente questo incubo,

fatto di silenzi e strani versi,

di masturbazione e calde colate di liquido.

Davvero,

ho smesso di capire,

la mente,

l’anima ..

Se questa pelle sia concreta,

se i miei 11 anni siano davvero necessari,

per il mondo,

per questo buco in cui a stento respiro.

E lo sento ancora,

su di me,

dentro di me,

baciarmi,

insozzarmi del suo indisposto piacere ..

Questa devianza assurda che mi compete,

che non smette,

e si protrae nei giorni della mia infanzia,

quando avrei potuto dare,

vivere,

essere anch’io uno fra tanti …

Ma qualcuno scelse per me questo piccolo grande inferno.

STUPORE

Un corridoio,

oltre la vita,

senza lacrime,

tagliando quelle regole,

superando gli ostacoli che altra gente meticolosamente ha riposto,

per rendere la vita impossibile al prossimo,

a chi di lato tenta il sorpasso,

per un oncia pia di passione,

un opera coscienziosa di dolore ..

Tutto accentua e separa,

spettacoli blasfemi caretterizzati dal niente,

sangue tradito dalla stessa creatura,

il fastidio,

le colpe che non hanno ravveduto il clistere.

Stupire e cambiare queste solitudini,

avvertirne l’equa polvere,

su terre concepite dal peccato,

intrise da oppio,

respiro affannoso e rantoli di piacere ..

Mentre fa male,

mentre sfama la mia anima ..

un avida siringa di nettare,

un breve epilogo di catartica distorsione.

COSI’ CALDA, COSì NUDA

Mi piace fallire,

restare indefinito,

quasi un obbrobrio,

un ibrido,

a oltranza ..

Oltre la costa buona che non si vede,

ma che appare,

e rivive,

continuamente in quell’incantesimo,

nel piacere scontato di una pera,

oltre il pallore di un viso ..

Lei scende su,

e mi manda su,

lei incanta le mie visioni,

e mi scalda dentro.

Lei scende su,

e mi manda su,

lei eccita i miei sogni,

e mi trascina oltre gli uomini.

Tutto invade e ricolma,

mentre continuo ad essere solo,

in me,

dietro questa carne,

batto ancora questa calma,

e intorno a me nulla realizza stupore.

MAI QUANTO ME

Schiavo di ogni ragione,

dimentico la vita,

quel che è mio,

che dovrebbe darmi la forza di reagire,

andare avanti,

avere la giusta occasione di mollare e tutto,

e spingere oltre questo veto,

il muro,

il doppio tentativo di sbagliare un momento.

Prigioniero di questo corpo,

nascondo in fretta le emozioni,

tutte le divelte paure dell’inconscio,

l’ideologia che mi macchiò di nero,

ma senza mai stordirmi,

nè dimenticare i valori e l’amore.

Oggi,

carico di tutte queste cose,

osservo in lontananza la neve,

la voglia di una dose,

una sola striscia di piacere,

prima di capire esattamente in quale punto di non ritorno,

quale offesa,

sentiero o ombra io abbia offeso,

devastato ..

Mai quanto me.

DORMIRE SUGLI ALTRI

Cedo la vergogna agli altri,

la vita,

ogni battito e modi ..

Lascio che tutto mi sia tolto di mano in fretta,

per rinascere,

per percepire un altro sorriso a metà,

mentre l’onda sale,

inevitabile e maestosa,

ancora su di me,

contro di me,

la sola onda di tutta una vita senza Dio ..

Se solo gli altri si rendessero conto di tutto ciò,

di uomini sedotti e vendicativi,

della falsificazione,

della mistificazione di santi e religioni ..

evangelizzazioni plagiate,

cervelli indotti solo dalla furia onerosa del potere

e per il controllo sugli altri ..

Tutti pupazzi,

tutti buoni a lasciarsi andare nelle mani di un estraneo ..

Senza più il controllo di se stessi,

senza un cuore,

senza un valido ricordo da riscattare.

Io cedo questo e altro,

annetto e ammetto,

svendo e valorizzo le attenzioni alle varianti di questa vita ..

Fingendo di avere capito,

arreso,

ma mai vinto da costoro.

LO SCHERNO DI UN ADDIO

Sono abbastanza provato,

depravato,

lasciato alle ceneri del corpo,

a tutto ciò che mette in dubbio la mia volontà,

le buone intenzioni,

i soldi,

le speranze per un sapore migliore,

dietro i gusti soggettivi e intrisi di sperma.

Il creativo che violenta la comprensione,

la società semplice e cattiva,

il dotto corrotto dal buon maestro ..

Tutto dietro la retorica,

il servo e il vecchio mondo,

su spalle troppo piccole,

per sopportare,

trasportare ciò.

Un attimo solo di ingordigia,

prima di mandar giù una storia,

una lontana isola di felicità,

la condivisione perfetta che oggi è rotolata via per sempre.

Ecco quel che unisce le persone e gli amanti,

il per sempre degli addii,

l’indifferenza,

l’indecifrabile enigma che muta e uccide ..

lentamente gela e rende un fascino maligno,

una scatola finita in una burla.

IL GUSTO DELL’URINA

Da qualche parte ho smesso di avere un cuore,

la certezza di innamorarmi ancora,

la discussa volontà di rimettermi in gioco,

in carreggiata,

dentro il movimento di queste anime fatte di carne e battiti.

Da qualche parte,

in realtà,

ho taciuto troppo a lungo,

compiaciuto dalla mia poesia,

dal tempo,

dal freddo che ha chiuso il mio naso,

le sensazioni,

mentre il temporale copioso veniva giù.

Da me stesso,

ho riscoperto la solitudine,

l’ingiusta giustizia che isola e imprigiona,

il corpo,

il tempo,

la schiena sensibile al dolore ..

Il tepore di questa urina,

ora …

Riesce a placare ogni odio,

la funzione che ossigena le persone,

e le consegna sempre in mani sbagliate.

Il gusto dell’urina,

il saper riconoscersi dal sapore ..

Nulla ha un prezzo così basso!

FINCHE’ HO POTUTO

Finchè ho potuto mi sono dato,

senza risparmiarmi mai,

con celere visibilità,

silenzioso e perfetto,

la riprova delle mie azioni,

la considerevole mostra di ogni gesto ..

Finchè me l’hanno permesso ho chiesto scusa,

malgrado fossero gli altri a fare del male,

a mettermi contro queste ali,

a tagliare corto la sera,

smettere di possedere un sol istante umano ..

Finchè ci sono riuscito ho pianto,

per scacciare via la paura,

i demoni del giorno,

quegli assurdi personaggi con pelle e ossa,

finchè ho potuto ..

Finchè questi fili non sono diventati ingombranti,

ed io piccolo per sempre,

ho smesso di sorridere alla scaltrezza delle nuvole.

ACCANTO ALLA MORTE

Passi le notti ad osservare,

a renderti conto di come tutto cambi,

addomesticandosi,

in questo via vai di dolore,

quando tutto sembra contrito e fuori dalla portata,

l’ultima battaglia,

l’azione sedentaria di uno sguardo.

La morte si beffa di tutto questo,

sopprime e aizza lacrime,

un gioco sempre meschino e poco socievole,

che rende soli,

cupi,

ancor più smarriti ..

I soli frantumati in questa lotta,

i reietti involuti della specie indotta ..

Si sottrae sempre del buonumore altrove,

si perde sempre una persona cara,

e la volontà di continuare svanisce,

come quegli spettri che la notte precedente hanno fatto piazza pulita ..

Di me,

di te,

di tutto ciò che ieri ha avuto un senso,

un frenetico nesso culturale,

attraverso la strada,

le azioni,

le parole ..

Oggi,

perdendo la pazienza,

avverto l’ultima percezione,

il velo frantumato dietro un emozione sterile ..

Accanto alla morte,

l’ultimo battito d’ali,

prima che la promessa si sveli …

Nera e profonda come la notte.

LA TREGUA

Seguo sempre il movimento della sera,

tutte le ombre,

quel pò di tranquillità che riesco a ricavare,

la tenace creatura che mi ruba anche il cuore,

sorridendo,

spesso cercando una stagione che non c’è più,

ma che riaffiora alla mente,

e lascia il segno,

la giusta distanza,

il luogo profondo dal quale essa riparte ..

Seguo sempre le paure del giorno,

le cattive abitudini,

le moleste corrispondenze del tepore,

mentre tutto trema,

e con poco riesco a confessare quello che ho perso,

la bellezza riempita da un gesto implusivo,

un vecchio ricordo che non arriverà mai a corrompersi,

a eludere la sorveglianza dell’anima ..

Il tardivo pentimento anche di una lacrima,

il rancore represso di molte insoddisfazioni,

la tregua spesso tradita,

rinsavita dentro occhi profondi …

ma vuoti,

contemporaneamente oppressi dal dolore,

da questa coindizione estemporanea e violenta,

oltre il veto umano delle cose.

LEGAMI OLTRE LA VITA

Umile,

la fine,

la commedia,

quel che resta di ogni essere umano,

prima di quei momenti,

i soli passi che siamo costretti a varcare da soli,

oltre le tenebre,

gli sprezzanti sentieri che non sanno più di natura viva ..

Raggiunto l’afflato,

accantonato il bene incatentato,

resta incomprensibile il vuoto che opprime,

il vile,

il carattere figlio di altre nudità avverse,

caratteri avversi dentro la vela stracciata del tempo.

Resta ben poco da comprendere,

quando le rime non sanno più baciare,

e gli insorti infieriscono sulle spese del tuo umore,

anche quando tutto sembra possibile,

e mondi lontanissimi si susseguono,

oltre gli specchi equivoci,

oltre l’immagine velata degli altri ..

Raggiungo compensi e desideri persi,

allento la presa,

solo per un attimo ..

Perdendo volontariamente la vita.

LA BONTA’ DEL SILENZIO

Il silenzio,

forse,

è la migliore terapia per me,

un onda d’urto che si infrange,

senza alternative,

validi turbanti radiosi.

Il silenzio,

d’altronde,

è uno stato utile per sparire,

per sognare lacrime,

placare ira e stupidità.

Piano piano,

preservando tutto ciò ..

In silenzio,

a poco a poco,

rubando al giorno l’inquietudine di un sorriso,

l’affanno di un domani senza più volto ..

In silenzio,

in assoluto silenzio,

rabbia e stupore messe da parte,

accantonate dall’urlo che perfora.

MATITE NERE

Riflessi emarginati,

rifiutano la realtà,

l’osceno dramma artificioso della vita,

l’incanto forzato di una lacrima,

la nuda ecclissi dentro occhi

troppo stanchi per sopravvivere al giorno,

a nuovi insolenti perchè,

i punti di una partenza che non susciteranno mai,

un magro interesse,

un piacere ebbro,

una sofferta decisione contro le strutture ampie

della categoria piegata.

Riflessi estetizzati,

sono la causa di un eccessiva forma di affetto,

il ripiego,

come soggetto espresso nelle ultime volontà,

postume anch’esse,

librate con flusso denigratorio in fondo alla stanza,

sconnesse ma coincise,

obbligate a tollerare,

e restare impresse nella memoria dei presenti ..

Riflessi anestetizzati,

lasciano cadere l’ultima ombra della sera,

quella prigione ambigua di verità e menzogne,

il tarlo,

il trillo immacolato di un demone senza alcuna dannazione ..

Matite nere incavate negli occhi,

perfettamente seguite a un lutto,

alla mattanza,

dall’urbana fila di cadaveri ……….

L’ABBANDONO.

Oggi dimentico,

ormai affranto dal tempo,

le condizioni in cui vivo,

l’apatica visione che mi sono fatto,

di tutte le cose,

delle persone che mi hanno lasciato,

a continuare,

nel bene e nel male questo cammino,

da solo,

ad avere una nuova luce,

una prospettiva,

in me,

per avanzare deciso verso l’ignoto,

verso l’immobilità di tutte le cose,

compreso il mondo,

perchè quello che mi sono lasciato alle spalle,

non potrà più tornare.

E uno schiaffo,

forte, questo,

che ho dovuto imparare improvvisamente,

dal giorno alla notte,

abbandonato sul ciglio della strada come un cane,

a dover fare da me,

tentare il tutto per tutto ..

Ma oggi non ho soluzioni,

scaltrezze e volontà da offrirmi ..

Tranne questa insolente apatia,

le lacrime,

il rifiuto per tutto ciò che il genere umano mi ha fatto.

SCEGLIERE UN SOGGETTO

Quante dottrine,

pallide smanie di assurdo potere,

respiriamo,

portiamo a casa,

sin dentro l’anima,

puzzando nei giorni a venire,

nel presente,

in questo schemino già prestampato ..

Sedotto anch’io dalla stampa,

da un modo di fare che aspira tutto,

anche il vigliacco,

il tentacolo mai dormiente della società,

il velo,

il peso,

il pelo dentro uova mai in grado di essere mangiate.

Sono portatore sano di apatia,

di generazionale abbandono,

mentre tutti accettano la condotta di tutte le cose,

io continuo a bocciare il modello vigente,

gli sprechi,

le eloquenti fughe meccaniche,

il piacere indotto dai computer,

da un virtuale tentativo di rendere umano anche l’impossibile.

Sono costretto a remare contro,

mentre fuori c’è la fila anche per fumare,

mangiare,

vomitare ..

In troppi,

bulimici e anemici,

dentro tunnel ospedalieri dimenticati ..

In troppi,

stipati in strutture che non potranno mai risolvere questo grosso

e grasso niente che abbiamo dentro,

viviamo,

indossiamo,

e la sera meniamo,

anche dinnanzi a quegli occhi esterrefatti di vergogna ..

Il timore,

d’altronde,

alberga in anime buie,

sedotte solo dall’istinto piegato a far del male.

PER IL DUEMILA

Tutti in gara,

verso il nulla,

nella solita aria fritta che si respira,

tutti comunque attratti da questa corsa,

dalla smania,

dal denaro,

da un assurda sete di cose proibite e costose ..

Tutti,

ma proptio tutti,

con lo stesso colore negli occhi,

assenti,

presi da una assurda malattia,

tutti,

ma proprio tutti,

in fuga,

volontariamente consci del male,

che contribuiscono a dare al mondo,

alla società in cui vivono,

soffrendo,

alterando il sistema e il Capitale ..

Tutti,

ma proprio tutti,

dentro il duemila,

azzeccatti e ingarbugliati in assurde congreghe,

venerazioni e scaldaletto per i quattrini.

DEL POETA

C’è un poeta che non ha mai smesso di cercare quei passi,

innamorarsi,

comprendere il cammino verso chi da tempo l’ha interrotto,

deciso di implodere e fare a pezzi il proprio mondo,

ogni assurda attesa,

le piccole cose,

il sole del mattino,

la voglia di accendere un corpo con la passione ..

C’è un poeta,

da qualche parte,

che ha sorriso ai compromessi,

alla morte,

ad ogni vano tentativo di sembrare irreale,

magicamente rapito dalle rime,

vizi leggendari e trame ordite ..

Quel poeta,

oggi,

risiede negli angoli delle vie impervie,

dentro i cartoni,

ubriaco,

ebbro di questa società,

lasciato alla deriva di tutto,

particolarmente spento,

ma mai noioso,

sporco,

nutrito e insozzato dall’urlo del mare ..

V’è un poeta,

che coi sogni,

riscalda ancora la società,

e la imprime bene nella mente,

prima di trapassare ..

Proprio per non dimenticare quella magia,

l’intensa fiaba della propria vita.

L’ALTRA GENTE

Fanno rumore certi sbadigli,

non vanno mai via,

non smettono di farti forza,

di legalizzare in te questo stato di leggera apatia,

lentamente,

un male vale l’altro,

per agonizzare,

per sfuggire ai tentacoli liberi del mondo,

dalle critiche,

le scelte,

le motivazioni che arricchiscono i ladroni.

Io ho scelto di non scegliere,

io ho dormito pur di non vedere la gente,

la loro sofferenza,

i legami affettivi,

le fregature,

tutte le losche macchinazioni dei loro corpi,

contorte trasfigurazioni,

eccidi,

sangue,

sodomia,

assurdi tentativi di implorare pietà dinnanzi al vero.

Io ho preferito tagliare,

prima che gli altri si accorgessero di me,

del mio non stato,

di questa pelle che ha smesso di invecchiare,

ma che si indebolisce,

secolo dopo secolo,

per stabilre meglio un contatto,

un sovrano aspetto verso chi tenderà quella mano ..

PATRIMONIALE

Molte cose a pezzi,

pullulano dentro di me,

con fascino,

attesa,

promiscuo rancore ..

Quel tutto che si trascina senza fronzoli,

alla corte,

per la corte,

per un mare di emozioni che ho svenduto,

dato,

al mondo intero,

nonostante qualcuno puntasse ancora il dito su di me,

questo assurdo meccanismo che macchia le coscienze,

svalutandole,

trascinandole in basso,

soffocando irrimediabilmente ogni ragione,

il turbine di un affetto.

Tagliato fuori,

da rare forme di possesso,

amore,

diaboliche intenzioni ..

Fatto fuori dai sorrisi,

le arringhe sociali,

i patrimoni sollecitati ..

Perfettamente conscio di tanto odio,

irregolare e apatico al mondo circostante,

sbadiglio per sopravvivere,

e torno a dormire,

immaginando un filo senza retorica,

un margine di vita ancor prima di essere annusata,

un pezzo di terra tutta mia …

ETERNA ILLUSIONE

Volgiamo al termine,

volontariamente,

ma non c’è ne rendiamo conto.

Abbagliati come siamo,

dalla vita,

dai successi,

gli affanni ..

da troppe cose che non pregiudicano un attimo di tregua,

un sol istante di mera illusione.

Allontanando,

attraverso un volto più vecchio,

la conscia assenza di una volontà figlia del momento,

il sintomo di un aneddoto forzato,

su argini sconci,

senza più forze,

privi di conoscenza ma perfettamente presenti.

Spesse illusioni dentro bicchieri vuoti,

vertigini riflesse per il domani,

per tutto ciò che probabilmente non riusciremo ad ottenere.

Eppure ogni giorno perdiamo terreno,

scivoliamo via,

disprezzando il dolore degli altri ..

Ma non ci fermiamo,

non sentiamo il peso del dubbio.

Ma egli già è in noi,

come una manna dal cielo,

ha seguito i nostri passi nel buio,

è presto o tardi verrà,

a riscuotere amorevolmente tutte le colpe,

le virtù,

i vizi ..

Gli ammalianti segreti di una vita,

che non sapremo mai,

se sia stata giusta o meno,

da vivere,

indossare come un cappotto,

portarla a letto,

anche durante quel pianto interrotto ..

Anche dopo il temporale,

il fragore della notte,

il fascino superfluo di un perchè senza più attimi,

il limite preposto da una società scioccamente esile.

DIETRO LE SPALLE DEL MONDO

Ovvie sentenze,

piccoli sprazzi di felicità,

momenti di assoluta potenza,

tutte cose che mi fanno schifo,

ribrezzo,

una sorta di non ritorno in questo clima avvelenato.

La mia lingua si contorce e produce

nuove condizioni per mormorare,

rendersi tesa,

dannatamante al passo coi tempi,

vegliarda,

inquinata,

calda e sanguinolenta ad ogni respiro.

Il verbo produce costanti abiure,

io mi agito e confondo le verità,

i pezzi di memoria lasciati a morire a riva,

dentro quei piccoli abbozzi di sacralità.

Ho gestito troppo in fretta la mia vita,

preicitosamente ho seppellito il corpo,

ma non lo spirito …

E i ricordi vagano,

ancora in cerca di te,

di me,

di quel che abbiamo dato al mondo.

PER VIBRATA TENTAZIONE

Sono ancora libero,

costretto a mentire,

a indossare i panni assurdi del buon samaritano,

del parolere scarso,

di colui che ha sacrificato tutto per restarci dentro,

alle meccaniche,

al tempo sciatto che ha assorbito un intera generazione di deviati,

eretici,

vecchi sopravissuti alle polluzioni notturne,

al bagno caldo di piacere sotto le lenzuola,

inzuppati di cerume e assurde fantasie al petrolio.

Sono stato paragonato al grosso niente che s’agita nei giovani,

in quelle tentazioni saltate fuori sottovuoto,

spinti per forza da un profilattico che non ha fatto bene il suo lavoro,

la voluta castrazione evoluta,

che ha germogliato altri figli,

in seno a madri troppo bambine,

che ne apprezzassero il valore,

il rigurgito,

la strana alchimia di sangue.

Sono erroneamente saltato fuori da troppe cose,

senza un anima,

ma costretto a vibrare dentro quei cuori deboli,

con dottrine incomprensibili,

e altrettante parole postume,

per essere assorbite e ripetute dentro aule di assurdo valore,

dentro il peso di una lacrima,

riposta su labbra che non ho più ammirato …..