PRECONCETTI LIBERI

Offro sempre una nuova distanza,

a me,

in me,

a questa frettolosa consolatrice della mente,

all’insuccesso dubbioso d’ogni rancore,

la vita,

lentamente,

assorbe tutto,

non tralasciando proprio nulla,

scendendo a patti con la meschinità,

il pallore degli uomini,

l’assurda convenienza di taluni per ripiccha su quegli altri.

La setta,

per la quale ho acceso la mia alcova,

include e preclude il peccato,

i libri,

la buona musica,

il cattivo gusto per il mare,

per il bagno originale delle idee ..

Qualunque cosa,

pur di ingabbiare la mente,

di liberare questo spirito secolare in me,

sepolto da chissà quale bugia,

invecchiato anch’esso,

dalle troppe mancanze di ogni giorno,

dagli uomini,

da un mondo che ricerca la perfezione virtuale,

ma confeziona solo stupidi preconcetti eiaculati.

MEMORIE PALLIDE

Paradossi,

strane alchimie,

un gesto ambiguo di solidale bugia.

Quando la mente incrocia la memoria.

tutto diventa possibile,

accessibile,

verso un sottile strato di coscienza,

nessuno divide,

ne implica forti impatti emotivi.

Tutto appanna solo una contorta visione giornaliera,

un vecchio circo assorbito dai ricordi,

da un buon gioco andato troppo lontano,

per essere raccolto,

e infine inciso,

capito,

raccontato e levato a più pagine.

Quando vivere diventa troppo pericoloso,

si sporgono le lontananze,

quelle immaginarie poesie levate come scudo a difesa,

del cuore,

della pelle,

di una strada che non si e smesso di percorrere,

nonostante tutto,

io la vedo ancora ..

Ma non si avvicina mai casa tua.

LAMETTE E POMPETTE

Qualcuno non sopporta le mie parole,

lo strato di importante memoria che lascio,

tutto lo schifo memorabile,

la libera coscienza che ha seppellito anche Dio.

Dopo miracoli e superficilità,

sono rimasto indietro di parecchi punti.

Dopo la morte prematura dei miei ricordi,

sono rimasto in piedi e in attesa,

sempre vigile,

preciso ..

Mai scostante o di profilo,

sulle rive di un imponderabile anima senza luce.

Questa infantile enfasi,

che metto su tutto,

questo mio essere relativamente assente,

mi lascia descrivere e sottolineare tutto,

anche quando sembra che non lo sia,

pervaso da un senso distratto dal tempo,

o da un oggetto ..

Sono già passato oltre,

ho lasciato i tetri reattori delle solitudini,

abbracciato un livello interiore di pericolosa conoscenza ..

Sono stato informato bene,

della  morte,

della vita,

di tutti quei passi che non hanno letto abbastanza bene.

Sono riuscito a divorare l’ignoranza,

la spietata maschera degli uomini,

l’umore,

la vagina,

questo rossore promiscuo ..

Su umori e candori sul filo del rasoio.

PERDUTA .. MENTE.

Assenza,

indescrivibile stupore che non ruba nienta all’anima,

non trae giovamento per il futuro,

per il recente passo senza trotto.

Trovo cattive impressioni dovunque,

mentre la pioggia va,

e riscalda solo un senso abietto di verità,

un bagno sedentario di vergogna.

Accentuo la sola medicina possibile che conosco,

rimedio un mediocre orgoglio,

arretro pur non condividendo.

C’è luce ovunque,

vi sono ombre che non sanno più di sale.

La rubrica consapevole delle mie velleità è spenta.

Ora analizzo questa tetra memoria,

ora mi assento per rubare alla memoria un altro tassello,

un importante e libero sogno senza di te.

L’ANIMALE

Ho rispetto veggente,

parole in origine scarse,

attimi di pura ostinazione per il prossimo.

Sono totalmente arreso alle prigioni,

alle gabbie ideologiche,

alla vita dietro sculture di fattibile sessualità.

Sempre prossimo al peccato,

sempre affamato,

di carne,

di vizi,

di maledetti momenti che cambiano i miei geni.

L’animale divora e annusa tutto,

non mi lascia tregua,

una giusta causa da investire,

inveire,

arrancare su prede potenzialmente cariche di erotismo.

L’animale,

di spalle,

non comprende bene,

ma agisce ..

In un silenzio carico di passione ruba dal corpo l’azione,

e accentua il piacere,

resgredisce a quelle regole volutamente dotte,

non ascolta,

non ha più un senso ..

E ogni vibrato ruggisce su queste dissonanze intuitive,

frasi che restituiscono fango all’evento,

una fiamma,

un eterno focolare di mesta pietà.

INFINITI ATTIMI DI BUIO

Porre rimedio al nulla,

a queste ombre,

sulla città,

sui volti della gente,

come maschere caduche di realtà,

un fatto da sfatare,

una diabolica resa da ascoltare,

tacere,

nascondere …

Porre in salvo almeno l’anima,

prima di dimenticare,

di avere assolto la vita,

i gesti di ogni giorno,

con fatica,

la voglia di arrendersi,

a trarre malefici e lacrime ..

Spirare senza avere consapevolezza,

tirare un pò il fiato,

mentre tutti attorno vegliano al supplizio,

alla fine volontaria del corpo.

Poi non vi sarà più nulla.

Tranne che un entità morale,

a girovagare nel mondo degli uomini per qualche tempo.

Porre fine a tante domande,

a troppi disagi,

a talco e fondotinta ..

Porre un elevata cura tra cuore e pelle ..

DENTRO IL BLASFEMO

Alla distanza,

al cielo,

a tutto quel che di normale è rimasto,

dietro occhi parventi,

attraverso la commovente maschera,

dentro il blasfemo.

Voluto e pregato,

cercato e armonizzato,

la parziale assenza di questa religione,

lascia sgomenti e coscienti,

lucidi nell’osservare le regole di un altro dito,

su sangue che non è più tornato,

su santi che invano hanno sperato,

congiunto le mani e arricchitisi di oro e vanesia.

Dentro il blasfemo,

percorro la stessa strada,

allento la cinghia della mia perversione,

e contamino la gola,

l’entusiasmo,

la sola vipera che io abbia mai amato.

SANGUE&MATTANZA

Tutti vogliono un pezzo di me,

tutti hanno bisogno di guardarmi in faccia,

ridere,

prendermi per i fondelli,

sfottermi,

usufruire di questa carcassa per i loro loschi affari.

Tutti vogliono un pezzo di me,

questa carne obesa,

dello schifo e il ribrezzo sui mezzi di trasporto,

degli schiaffi lanciati dai passeggeri,

dalle lusinghe,

dalle prove cancellate,

da parole osservate e condivise,

ma mai pagate,

soggette sempre a una dura censura,

al passo coi tempi,

verso un peso assente,

oltre l’incerta candela delle pubblicazioni ..

Tutti vogliono un pezzo di me,

gli sconosciuti,

i politici,

i soggetti anonimi e indesiderabili.

Qualunque porcheria,

pur di dimenticare di essere sceso nell’inferno umano,

in questo puttanaio lercio di squallido fetore ..

Tutti,

e i pezzi ormai sono sparsi per la stanza.

POLI e TICI

Paventano accuse,

denunce,

querele,

qualunque cosa sempre pronta per me,

tutte cose di duttile professione,

ladri e insorti,

su quello che resta di umano,

di concreto in questo cervello,

addosso,

dietro,

dentro ..

Accalcati e in fila alla mia sterile occasione di luce.

Attaccano l’inattaccabile,

negano,

negoziano,

fanno patti scellerati e poi si inventano false testimonianze.

Non sono fatto per la legge di questa finta Democrazia,

l’ho sempre detto,

e lo ripeto,

non sono portato per fingere,

mantenere un segreto,

fare finta di niente ..

Preferisco essere freddato all’improvviso,

pur di gestire la menzogna dei politici.

Non sono un soggetto che si compra.

Ne lo sarò mai.

Adesso,

mettetemi giù,

cancellate il paradosso delle mie scuse.

A LUCI SPENTE

Arretro idealmente dalla vita,

da tutto ciò che concerne un emozione,

un volto scuro,

uno schiaffo umano.

Mi preoccupo solo di venir meno alle promesse,

ai passi frettolosi nella notte,

all’odore di morte,

a questa tesa e rarefatta abitudine di sofferenza ..

Tutto sembra volermi lasciare.

Giorno dopo giorno perdo sempre qualcosa,

una certezza,

un amico,

una seconda mamma,

tutte cose che non avevo mai calcolato prima,

preventivato in questa caotica e selvaggia natura.

Capisco che ogni cosa volge al termine con rammarico,

e non ho il tempo di salutare tutti,

mostrarmi duro e forte.

Queste lacrime non mi lasciano,

non arretrano dal mio volto,

da questa maschera di carne ormai provata,

troppo indossata ..

E nessuno bada più alla vomitevole natura dei silenzi.

Si rimugina senza alcun vigore.

A luci spente.

I SECOLI DEL PIANTO

Sono spiacevolmente umano,

prigioniero degli altri,

su qualunque cosa rifletta il prossimo,

realmente presente a tutte le processioni,

condito da strani interessi,

biblico e blasfemo allo stesso tempo,

non ho mai messo la testa apposto,

smesso di fumare,

intuire una svolta più serena,

abbandontato il vizio di ingozzarmi di cibo.

Sono facilmente rimorchiabile,

al primo e complesso apprezzamento

arrossisco e vaneggio,

come quelle piccole troie che la vogliono,

fingo di non capire,

di sembrare distante,

ma ammetto di avere lo stesso interesse,

unicamente perchè fingendo accentuo la mia natura perversa,

e a differenza di altri,

ho basato la mia vita sul calore e il bisogno,

su gesti prepotentemente sociali.

Malgrado tutto,

non scimmiotto le ideologie,

non perdo tempo dietro molecole impazzite che non hanno mai creduto,

ma professo solo le intenzioni di vendermi,

lasciare comunque un segno impazzito di quello che sono,

al di là di ogni singola retorica,

non sono il testimone che molta gente si aspettava,

non sono il Ciristo insorto.

Io demolisco parole con uso improprio,

e tralascio la metrica,

le descrizioni che vorrebbero ingabbiarmi.

Io sono già lontano,

ho udito i chilometri,

il vento in faccia,

e ho pianto per secoli.

LO SPRECO DI UN AMORE

A chi mi lascia da solo,

a chi dimentica,

a chi ha perso l’interesse per questa carcassa ..

A chi mi ha obbligato a cambiare,

crescere,

fare delle scelte,

valutare in fretta,

mettermi anche la merda in faccia,

pur di amare,

pur di perdonare,

pur di non poter fare senza ..

A chi oggi non mi guarda più in faccia,

reo confesso senza aver parlato,

tradito solo nello spirito,

distante per vocazione e malazioni.

A chi non mi merita,

a chi sta facendo di tutto per gettarmi nel primo cassonetto libero.

Io accetto qualunque soluzione,

non arretro di un passo la mia coerenza,

nutrendo dubbi e speranze,

ho prevaricato tutte quelle occasioni,

sprecato un oncia in più,

armato il mio cuore di sottile pazienza,

messo ai piedi tantissimi valori ..

Tutto questo per cosa ..

Per chi ..

Per quale sorta di apatica malattia,

l’amore,

questa fottuta creratura che rende soli alla fine del viaggio,

e ci lascia riflettere,

clandestinamente su tutto il percorso,

una volta finito l’incanto,

si ha la pietà di ogni singola storia,

dei momenti,

di tutto ciò che si e fatto e non si è detto,

si analizza attimo per attimo senza escludere niente,

un processo spesso violentato e mentale.

A chi mi ha fatto questo,

a chi prosegue illudendosi,

alzo il dito medio,

e nonostante queste lacrime,

io vivo,

avendo fatto e dato tanto bene,

pultio e coscienzioso,

tradito anche dalla mia carne,

si ..

Ma fuori da questo tunnel indecoroso dell’amore.

UNA FINE TRA LE PAROLE.

Un buon collare,

la giusta poesia che mi frena,

il vecchio riflesso che ho lasciato allo specchio.

Ho dimenticato troppe cose,

lasciato e sconnesso molte vite,

come un mano stradale,

come sangue sepolto vivo da tutte le parole.

Emerge sempre un nuovo me,

altro rancore,

riserva e meccanica illusione.

Sono sempre disposto a pregare,

fingere interesse per questo o quel Dio,

non rinnego mai nessuna creatura,

non giudico nè pregiudico.

Una buona museruola e tutto quel che ho,

non la mostro mai,

ma la utilizzo parecchio,

per rendere possibile anche il malaffare,

le anime solenni di tutte le dottrine.

Intravedo solo un pò di noia,

respiro e concludo qui il privato candore di ciò che ho iniziato.

20 SETTEMBRE

C’è pioggia dentro di me,

furiosa,

rara,

immensa e fredda.

C’è pioggia che dilaga e fuoriesce dagli argini,

irrompe e separa la bellezza,

nella distratta aria colma di novità.

C’è pioggia nel mio compleanno,

su questo nuovo anno insorto,

la reale citazione volontaria,

il contesto ideologico e prorompente.

C’è pioggia in ogni prigione,

dentro celle strette di illusione,

in certe lacrime che hanno smesso di piangere ..

C’è pioggia assuefatta,

fredda e costante,

rapida e turbolenta,

violenta ma rassicurante ..

C’è pioggia da spazzar via molte coscienze,

dentro lavabi mai assennati,

su una spietata scala di valori,

su sporcizie da cancellare,

su visi arretrati ..

C’è pioggia ricercata,

dentro ogni angolo della mente,

come me,

dentro me,

in questo 20 Settembre,

un buon regalo che mi esalta,

mi avvilisce,

e in questa contorta intimità,

avverto il cambio,

la deviazione,

l’arrivo dell’autunno.

I FUTURI

Nuove pagine,

vecchie memorie,

sguardi tesi lasciati a morire,

lungo disegni mai perfetti,

su ombre che hanno intensificato il raggio d’azione,

quella piccola trama in sordina,

raggiunta da più voci esperte,

lasciata sopprimere solo perchè aveva ragione,

solo per aver parlato troppo,

aggiunto e raggiunto le voci di popolo,

le orecchie rivolte verso il prossimo,

i bisognosi,

su una scala autentica di valori sociali.

Nuove pagine,

e vecchie storie,

leggende,

momenti che realmente non hanno cambiato il corso delle cose,

le azioni,

la politica,

l’inverso dubbio di ammaliare una donna ..

Verso i passi certi,

dentro il futuro,

con la testa lasciata fuori,

per espiare tutte le lacrime,

e non avere più nostalgia di questo presente,

del nostro passato,

di ogni ricordo che andrà a frantumarsi nel vetro ovvio

della solitudine ..

ECCO SETTEMBRE

Ecco Settembre,

con le sue rivolte,

i mille risvolti del cielo,

i cambiamenti,

i mutamenti,

le nuvole sparse che lasciano apparire

quel che prima non c’era.

Ecco Settembre,

spesso plumbeo e pensante,

ricco di nuova linfa,

pronto a offrire quei scorci che non speravi,

le imperfette luci della vita,

le foglie in fondo al Viale,

quel rossore alla sera,

l’azzurro macchiato da sprazzi bianchi ..

Ecco Settembre,

unico,

irripetibile,

come la pioggia,

pronta a scendere giù,

a stravolgere vite,

a dar sazio a qualunque scrupolo di coscienza,

di fatale inquietudine.

Eccolo Settembre,

mai pigro e sonnolento,

aperto a tutto,

agli sbalzi di tempratura,

al mare in tempesta,

a quella timida pioggerellina pomeridiana,

agli amori irrisolti,

agli addii ..

A tutti ciò che di nuovo esso potrà offrire.

BLA BLA BLA

Ho scoperto sulla mia pelle le difficoltà della vita,

giorno per giorno,

il tormento del cambiamento,

dell’accettazione,

il voler a tutti i costi moderare e cambiare le cose,

il corso disumano di questa società,

l’alieno,

nascosto dentro le brutture della burocrazia,

la politica,

la Democrazia ..

Valori sozzi e contorti che sputano in faccia all’ignaro cittadino.

Ho scoperto a malincuore i tentativi di sommossa e giustizia,

il voler fare tutto da sè,

anche della più cinica violenza,

abbatterne l’incolumità,

disarmarla,

esanime poi,

estrarne il pugnale senza sofferenza,

pentimento.

Ogni giorno affrontiamo demoni,

angeli,

voli e volti buoni,

processi alle intenzioni,

o alle cause da far presto domanda ..

Ogni giorno,

con lo stesso sorriso affranto,

arresi alla turbolenza del vizio,

delle file,

di tutte le maledette abitudini dettate dall’uomo ..

Bla bla bla ..

SCATTI PENSANTI

Parole in fuga,

dentro di me,

parole memorabili,

che avverto solo io,

ammiro,

piego e disintegro nelle mie viscere.

Parole di libera assunzione,

parole senza più lo scherno di una metafora,

fanno il contrario senso di civile gratitudine,

il sommo piacere di un infinita maschera di violenza,

la voragine che crea l’arte di un saltimbanco,

il sentito dire per qualunque organismo.

Parole in fuga,

dietro affascinanti donne formose,

dal culo morbido,

e le voglie sempre accese,

segretarie segregate da uno stimolo di vecchia emancipazione,

tolleranti e abili manipolatrici del dessert,

comode e ringhiose,

se la notte non riscuote il suo premio.

Parole in fuga,

dovunque posi lo sguardo,

una persona,

una cosa,

qualunque circostanza,

crea in me il fascino della descrizione,

e non avverto mai la fine,

la costrizione di una censura.

LA MATTANZA

Non sono nuovo al ricordo,

alle notti trascorse ad osservare i sogni dissolversi,

evolversi,

assumere sempre aspetti maligni,

denigratori,

aspetti malvagi che sputano in faccia senza memoria,

e tutto quel che di buono c’era,

viene assunto come aria,

nell’aria,

attorno all’aria,

un evanescente fuga di fatale tolleranza,

il niente,

questo grande niente che respira da sè e nutre false speranze.

Sono sempre a un passo dalla follia,

dalla cicatrice,

da ferite che non hanno mai smesso di sanguinare,

e mentre mi avvio al patibolo da solo,

osservo la folla eccitata,

per la fame di sangue,

per la mattanza,

per questa fottuta fine che la Democrazia finge di non conoscere.

I semi coscienti dell’umanità,

basano la cultura su altissime vertigini di piacere,

e nulla protrae mai una giusta tendenza di violenza sulla pelle del più forte.

TRILOGIA 24 AGOSTO 2011 PARTE TRE

Ogni bagliore,

nella notte,

sparisce,

devasta dentro,

osserva in punta di piedi il macabro evolversi della vita,

la decomposizione,

la resa volontaria di certe ossessioni,

il candore perduto nel corso di un maledetto incidente.

Così,

tutte le cose,

assumono un aspetto peggiore,

un innata stoltezza che implode dentro,

un amaro calice dal quale bere quotidianamente,

la processione di giorni tutti uguali,

mai in punta di piedi,

solo avvalorati dalla cattiva informazione,

dalla gente che mormora,

morde,

e cancella volontariamente il ricordo,

la dignità di una vita spezzata con un dolore e uno strazio indescrivibili.

Essi badano solo al compromesso della propria lingua,

e vagano senza rimorso di casa in casa,

e non tralasciano nessuna delle loro menzogne.

Ma il dolore,

quello vero,

il lutto reale,

viene condiviso in punta di piedi solo da pochissime persone,

che coltivano l’antica fiamma del ricordo,

il culto e la necessaria voglia di affermare l’amicizia,

il fulcro consolatore di un paio d’ore,

che ahimè,

non riporterà indietro l’essenza di una persona,

ma affrancherà obbligatoriamente la certezza di una solida memoria.

TRILOGIA 24 AGOSTO 2011 PARTE DUE

La strada spesso,

gestisce quotidianità,

un continuo andirivieni di persone.

Una strada,

talvolta,

segna per sempre una vita,

la spezza,

la piega,

la lascia inesorabile riversa sull’asfalto,

mentre il luccichio delle auto si sofferma,

e una calca di persone inizia a sopraggiungere.

 

“Perdo inesorabilmente i sensi,

spesso torno ad essere lucido,

a parlare,

sussurrando,

cercando di raggiungere le orecchie tese ..

Mentre tutto inizia a confondersi,

a creare una sorta di cambiamento in me ..

Non sono in grado di gestire la situazione,

ma il cuore batte,

e vorrebbe dire tante cose,

allontanare le valide e ingombranti prigioni che mi suggeriscono che la fine è vicina,

ma non ho il tempo di farlo,

perchè il dolore è troppo forte,

e cresce,

in tutte le parti del mio corpo.

Annienta e sconvolge quel pò di sensibilità che mi rimane,

e con tutte le mie forze comincio a lottare,

a tirare fuori gli artigli,

nonostante l’esteriorità della mia carne non coincidi con la volontà interiore.

Fuggo,

inizio ad allontanarmi dalla realtà,

il pallore adesso contrasta il nero dell’asfalto,

il sangue copioso riverso per terra,

e una marea di ricordi,

un fiume in piena,

e il non poter fare nulla per fermare la successione di tutte queste immagini.”

 

Si,

la strada spesso,

gestisce la quotidianità di molti,

ma non afferra mai,

la voglia di vivere,

l’istinto di chi ha perso tutto senza poter tornare indietro …

TRILOGIA 24 AGOSTO 2011 PARTE UNO

Non sei mai andato via.

Il cuore,

ti ha sempre cercato,

in tutti questi mesi,

lo scandire delle ore,

ha solo reso difficile,

la facoltà di aprire gli occhi,

di avanzare,

di guardare avanti senza più lacrime.

Non sei mai andato via.

Il tempo,

ha solo giocato ingiustamente sulla tua vita,

reso impossibile tante cose,

piccole e grandi battaglie che ti hanno messo con le spalle al muro.

Non sei mai andato via …

Il sorriso,

la tua voce,

l’inevitabile spasso dei tuoi scherzi,

l’ennesima beffa che sapeva ribaltare la situazione,

sovvertire un problema,

insieme all’aiuto concreto dei tuoi gesti.

No,

non sei mai andato via.

Qualcuno,

ingiustamente,

ha deciso per te,

ci ha strappato dolorosamente dalla tua persona,

con tutti i pregi e i difetti,

qualcuno ha tentato di cancellare la tua umanità,

i valori,

l’importanza di un sole che ancora ci scalda dentro,

quello tuo,

la riprova essenziale che non è possibile spazzare via,

in un sol istante tanta bontà e affetto.

Non sei mai andato via,

Pippo …

Stasera,

sei qui con noi.

ESTEMPORANEA VIVA

Vivo di arretrati,

soggetti a perdere,

stazione e treni che vorrei abbandonare.

Vivo di ricordi impaginati,

mai corretti,

colmi di errori,

indi ancor più veri del quotidiano,

di questo esistere,

dello stesso mare in cui ho messo a bagno i pensieri.

Vivo di ombre perpetue,

stati d’animo che non farnno di me un santo,

un versatile paladino del sociale,

ma un pessimo peccatore,

dal viso buono ma internamente sbagliato,

mal distribuito nei segni somatici di tolleranza ..

Vivo,

ma non mi ero accorto di quanto fosse impossibile la felicità,

un attimo di gioia,

il movimento interno della terra,

il sapore dell’acqua sul viso,

queste piccole cose che hanno fatto di me un vivo tra gli spenti.

VERSI E DETTAGLI

Dettagli,

quel che resta di tutto ciò che ho immaginato,

vissuto,

amato ..

Nel caos nevrotico di questa vita,

illusioni,

canzoni,

pallide ore senza certezze.

Dettagli,

all’arrivo di un altro compleanno,

un anno che seppellisce ombre,

o riaffiora dita che credevo taciute ..

Quei brevi attimi in cui ho sperato di amare,

di avere un ricambio certo,

due occhi vigili e attenti in me,

verdi,

lucenti come nessuna altra cosa.

Dettagli,

anche un ricordo alla fine e solo un comunissimo vetro,

fatto a cocci,

lasciato per terra,

senza scorgere più la fine o l’inizio ..

Dettagli,

su marginali ricambi di stagione,

dentro lo battere ideologico di questa grande parvenza.

Dettagli,

troppi dettagli,

alla fin fine,

hanno fatto di me il cedere perverso di questa commedia,

triste o amara che sia,

il pubblico non ha mai applaudito,

concesso un solo sguardo di complessa beltà ..

Io i miei dettagli me li porto a letto,

e non li lascio morire alla comune luce mortale del giorno.

Perchè sono solo dettagli,

i soli che hanno costruito e basato la mia esistenza.

POESIE IN GABBIA

Poesie in gabbia,

nascondono l’aroma del passato,

quel fottuto respiro amplio di beltà,

soldati tornati troppo in fretta dalla guerra lampo,

dagli inutili errori di generali in calore.

Poesi in gabbia,

hanno sepolto la matita generosa di un artista,

il senso spietato di un chiaro orgoglio,

l’amore elargito solo per frantumare il lento declino dei giorni ..

Poesie in gabbia,

vecchi schemi sociali,

dritte autentiche di guizzo,

furbizia e colpi d’occhio alla sera,

su sponde alla deriva del cuore,

su porti scontati,

sulla chiaroveggenza di una culla di madre perla.

Poesie in gabbia,

leoni vuoti che sbranano se stessi senza voce ..

CATRAME NEGLI OCCHI

Rinverdire l’anima,

lasciare libero il passaggio evoluto della mente,

fingersi lontani dalle cose,

dinnanzi alle brutture,

alle pie pagine,

a quel che di nocivo ha insorto per il popolo ..

Rivendicare il diritto ala vita,

ai passi assenti del cuore,

l’ugola tardiva a riecheggiare nelle dimore,

in quei piccoli villaggi,

ove la presenza di un picchiaduro e la costante moderna

per l’odio,

per questa odierna supposizione tra il sacro e il casto,

dentro ali vergini di piacere,

tutti dimenticano il corso della propria strada,

tutti hanno bisogno di ricordare ciò che hanno fatto,

bruciato,

lasciato indietro per non soffire ..

E in quest’inferno vivere per sempre,

su alture e fiamme che più non scaldano.

Ma uccidono,

devastano,

e non v’è più luce in fondo al quel cuore ..

non resta che catrame,

non v’è altro che occhi neri nauseabondi.

GLI INCASTRI VOLUTI

Le cose di un tempo assorbono il mio cervello,

mi lasciano assente,

spesso lasciato al caso,

ad una generale scusa di luce,

dentro futuri riconducibili al baratro,

alle ombre,

a tutte quelle persone spazzate via dalla normalità,

da lussi e potere propinabile.

Gli esempi lampanti della mia apatia,

assorbono l’assenza del buon pastore,

i pascoli sordi e ricattati,

le novelle intrinseche di storia,

tutti quei brevi racconti assorti,

dove l’assoluta certezza e solo un bambino

piegato dalle grandi città,

dagli intensi spazi liberi ad incastro,

sprazzi di vergogna ingoiati a forza,

pur di non ripetere gli stessi errori,

la culla dentro il cerimoniere ebbro delle intenzioni ..

LA FABBRICA DEGLI EROI

Ci sono eroi sufficientemente dotati.

L’immagine e il proibito li rende scaltri e belli,

alla moda,

fortemente sessuali,

carichi di un onda sconcia sublime e preliminare.

Vi sono attimi in cui la libertà incide con fragile memoria,

in ogni gesto,

in ogni assurda situazione di potere,

magra importanza verso chi non ha avuto il giusto riconoscimento.

Ci sono persone che combattono giorno dopo giorno,

eppure non hanno mai un momento di gloria,

al di là della famiglia,

del sacrificio,

del sangue versato ..

Alla loro solitudine,

all’impegno profuso per non mentire,

per rendere possibile anche la vita degli altri.

Ci sono pagine di lontana tristezza che non potranno

mai raggiungere il cuore della gente,

le emozioni,

le facili verità taciute ..

Eppure la fabbrica degli eroi non ne sbaglia uno.

Sono tutti perfetti e adorabili,

sono tutti cazzoni e diritti,

sono lo spasmo volontario della moda ..

IMMEDIATE PAROLE

Non date troppa importanza alle mie parole,

a tutte le cavolate che scrivo,

immetto caoticamente,

pur di sembrare eccentrico o eccessivo.

No,

io non gioco con nessun senso grafico,

io non ottengo nulla ..

Tranne che un risveglio reale di tutte le cose.

Non date troppa importanza alle mie parole,

evitate pure di visitarmi ..

Qui lo show reale della mia vita prende una brutta piega,

e non riesce a perdonare i commenti di nessuno,

gli errori della mia apatica servitù.

Smettetela,

lasciate pure che il  mondo si scrolli di dosso la mia sciocchezza.

SCELTE

Scelte,

la vita e fatta di scelte,

di istanti in cui tutto va preso sul serio,

pericolosamente,

e non si può tornare indietro,

credere al meglio una pallida idea.

Scelte,

rampolli invernali dentro barattoli vuoti di egoismo,

gli uomini cautamente poggiano la schiena,

e non si accorgono di quanto male essi racchiudano.

Scelte,

pallide visioni di un mondo senza te,

io che invento qualunque scusa per rincorrerti,

apprezzarti,

chinarmi ai tuoi piedi.

Ma ho scelto di restare da solo,

ho fatto la mia decisione per sopravvivere al niente,

alla meticolosa ricerca del buio …

Le mie ossa stanche,

necessitano di verità.

E di scelte.

SANGUISUGHE

Ho paura.

Mi accorgo di un mondo che non mi assomiglia,

nessuna persona,

o sensazione ..

Solo sguardi pesanti su di me,

una processione di fobie senza tempo.

Ho paura …

Allungo le ombre della mia depressione,

e mi fermo qui,

all’ultima pagina,

annotazione,

nessun finale scritto …

Ho paura,

e non so più quale occhio rivendicare,

mistificare,

o scordare.

Ho paura ……….

LA MERETRICE

Imparo a fare la mignotta,

a tollerare le esigenze altrui,

il denaro facile,

le entrate che soddisfano il vuoto che ho dentro.

Da troia,

ho imparato a macchiarmi di vari crimini,

nello scrivere,

nel rubare qualche cd,

qualunque cosa,

pur di provare una mera emozione,

la prova tangibile della mia presenza,

spesso assenza.

Imparo a evitare le persone,

a non parlarci,

a non esprimere nulla,

nessuna sciocca insinuazione.

Da gran puttana che sono,

preferisco far parlare loro,

eccitarli,

lasciarli in balìa dell’orgasmo ..

da esperto raggiungo il sentiero perverso di ogni cicatrice,

e divampo dentro,

in un fuoco che non ha fiamme,

ma solo terra da sopprimere,

ingoiare,

fino alla millesimale parte di merda che c’è.

PRESUPPOSTI LIBERI

Molte cose contrarie,

sono la sola certezza che ho,

per allontanarmi,

farmi del male,

inveire su me stesso con le solite cazzate,

un gesto,

una retorica senza molta voce.

Molte cose contrarie,

ormai,

sono il buono che riesco a scaraventare fuori da me,

da quesa parte malata,

dal soffocamento totale della mia persona.

Io rappresento lo stereotipo ottuso e rinchiuso,

un civile ribelle mai uscito fuori da se stesso,

dal guscio,

da questa sorta di nuovo mondo che ho potuto solo immaginare,

ma mai vivere,

indossare ..

Molte cose contrarie,

sono la parabola del mio personale dolore,

un intimo scoglio su cui le lacrime restano appese,

malgrado le forti mareggiate,

non scendono,

non mi lasciano ..

A loro volta anch’esse in cerca di libertà,

di un riparo,

un ancora di salvezza che tarda a giungere.

IN TEMPO REALE

Mi arrendo.

Ho usato troppe volte questa frase ultimamente ..

Ma mi arrendo sul serio,

alle troppe cose,

al caos,

al silenzio,

alle tante incertezze e assolute verità,

che ho udito e vissuto.

Mi chiudo al mondo,

come lui,

da tempo memorabile,

ha già fatto nei miei confronti.

Siamo stati buoni insieme,

a far godere le persone e insozzarle di denaro e piacere,

altre a impoverirle,

al freddo,

negli ospedali,

per le strade.

Ora è giusto che paghi la realtà,

l’affranto muro che più non sanguina,

e assimila,

lentamente,

questa maschera che sono sempre stato.

SCONFITTI

Tutti sconfitti da questo gioco,

dalla vita,

dalla merda che respiriamo.

Tutti uguali sotto questo cielo,

nonostante le case,

le baracche,

il cartone ..

Per certi versi anche quello spazio immenso

raggira gli uomini,

invasi da stupide coscienze,

modi di dire e di fare,

i comportamenti spesso astrusi di una corrente,

un interesse che modella l’incubo e li smembra,

su scale interessate solo dal pudore,

da strane stagioni di odio ..

Tutti sconfitti dal lavoro,

dal denaro,

da una vita sedentaria,

da sentimenti e amori fuggiti,

intoppi pensanti,

e occhi rivolti all’abbandono,

su reticenze imbevute di classicismo,

su parole concesse,

spesso romantiche e carezzevoli.

Queste e altre sconfitte,

fanno di me la parte ingrata del tempo,

di un vivere mediocre e di parte,

al buio,

in quello che ho elaborato e voluto per me,

a tutti i costi,

pur di sembrare ingiusto.

STABILE, INSTABILE

Stabile,

instabile,

praticamente lo stesso,

da sempre,

per sempre,

in questo raggiro umano,

dove ogni cosa nasce per morire,

dove la fedeltà e solo un fioretto.

Stabile,

instabile,

un cuore nuovo per ogni evenienza,

per ogni tiro mancino,

sofferenza,

caute brutture da mandar giù,

psicofarmaci e tribù di coca,

verso secoli di impanzienza,

verso tempi di lucida freddura,

costellati da finta allegria genetica,

costretti ad essere felici forzatamente,

con le valvole fuori posto,

con la polizia sotto al letto,

col manganello sempre duro,

e nessuna dote da acchiappare.

Stabile,

instabile,

creautra di un rango incerto,

eccelso,

eccomi nel lugubre canto di vanità.