L’ECO DEL 28 DICEMBRE 1908

Tace,

la ressa sgomenta del cuore,

quell’ineluttabile voce roboante,

durante il diurno bisogno di quiete,

mentre intorno,

si seppelliscono pensieri silenti,

strisce nefaste di secoli,

orrori vigenti,

spettri comuni,

moderne resse spietate ..

Tacciono,

in simbiosi col nero di ogni veduta,

e più non sommano,

la solitudine regale,

offerta al dono generoso del non esserci.

Un cataclisma interiore,

svuotato da sommo piacere,

mentre in superficie,

lo strazio manigoldo,

eleva picchi insaziabili di libidine.

E qui,

soffre e si offre,

dimenticando il giudizio di Dio,

la maniacale voragine algida,

i tentativi sporchi di trarne un ordigno post bellico,

sulle macerie di un umanità ammutolita.

L’eco del 28 Dicembre 1908,

quell’indelebile fiume di disperazione,

quale straziante alba,

quando tutto si fece tremore e dolore,

nel nascere di questo giorno,

la mia gente non ne conobbe la fine.

Oh macerie,

rovina di un popolo sepolto che grida ..!

Tre giorni di assoluto isolamento,

prima che giungesse l’eco

quasi leggendario della nostra catastrofe.

Oggi tacciono i simboli,

le istituzioni,

la propensa unione che sconiuga,

oggi non v’è più tempo per abbracciare il ricordo,

il fango, la paura ..

La schiera inconsapevole di morte e sconfitta!

L’ECO DEL 28 DICEMBRE 1908ultima modifica: 2014-12-28T19:30:12+01:00da anima-labile
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