UNO SPECCHIO

Comincio a realizzare la distanza,

il peso sublime della mia anima,

questa sorta di gabbia,

l’istituzione che regna in me,

un velo autoritario che sregola tutto,

su faccende idiote,

e strane forme di eutanasia.

Non nascondo la sopportazione,

la regnante bugia che ingloba il vivente,

la mia espressione indotta senza mezzi termini.

Sono la cicatrice neglicente,

l’occhio indiscreto su cadute senza risalita,

la bassa frequenza che mi rende spostato,

deviato,

spossato,

felicemente inutile,

in questa danza odiosa dei giorni,

la campagna sociale che sputa in faccia,

le lacrime che non ho rivolto al paradiso.

Rimuginando sul mio passato,

vedo circostanze che oggi non esistono più,

momenti in cui le possibilità sono sparite,

certamente inghiottite dal marasma adulto,

dalle forme che la vita sottrae,

assumendo posizioni e sterili compromessi.

Anch’io ho venduto quel bambino,

il candore di cose che non ho conosciuto,

frasi dette per la prima volta,

con un sapore ingenuo,

una linfa straordinariamente nuova.

Oggi tutto suona vecchio,

e a 35 anni,

non posso permettermi di stupire come un tempo.

Il lusso stempera l’incoerenza civile,

per adempiere nuovi colpevoli.

UNO SPECCHIOultima modifica: 2012-09-28T10:42:00+02:00da anima-labile
Reposta per primo quest’articolo