Non sono nuovo al ricordo,
alle notti trascorse ad osservare i sogni dissolversi,
evolversi,
assumere sempre aspetti maligni,
denigratori,
aspetti malvagi che sputano in faccia senza memoria,
e tutto quel che di buono c’era,
viene assunto come aria,
nell’aria,
attorno all’aria,
un evanescente fuga di fatale tolleranza,
il niente,
questo grande niente che respira da sè e nutre false speranze.
Sono sempre a un passo dalla follia,
dalla cicatrice,
da ferite che non hanno mai smesso di sanguinare,
e mentre mi avvio al patibolo da solo,
osservo la folla eccitata,
per la fame di sangue,
per la mattanza,
per questa fottuta fine che la Democrazia finge di non conoscere.
I semi coscienti dell’umanità,
basano la cultura su altissime vertigini di piacere,
e nulla protrae mai una giusta tendenza di violenza sulla pelle del più forte.