QUANTO BUIO ..

Il buio mi nasconde da questa alcova,

la maledetta scure dei giorni, 

dalle paure,

da tante piccole ossessioni che alimentano la mia testa.

Il buio mi aiuta a sostituirmi a Dio,

mentendo,

sottraendo una scaltrezza svenduta,

una pallida e disperata certezza che affonda

le sue unghia su pelle morta,

in decomposizione,

su pilastri di ricordi eretti solo per vergogna ..

Il buio mi protegge da tutte queste insidie,

dalle lacrime,

dal mostrare in pubblico la mia natura di pagliaccio,

vistoso e sconcio in egual misura,

malgrado il tempo arido,

abbia soffiato solo per martoriarmi ..

Il buio mi confonde e alimenta questa corrente,

il sonno,

i sogni,

quelle trame spesso tetre che la gente comune nega.

Io non potrei,

lasciar cadere questa maschera di piacere,

l’orrore che ho vissuto senza aiuto altrui ..

Io non potrei,

nonostante quella porta,

sbadigliare alla natura ovvia delle cose,

del male,

del ripiego,

di una estenuante sodomia anche del pensiero.

Il buio ghigante,

non smetterà mai a farla da padrone,

in un gioco retto a fatica e conteso da troppe sette ..

UN BREVE SALUTO

Osservando questo silenzio,

accetto la perdita del mio stile,

l’inequivocabile dolore che perseguita i miei passi,

quel poco di normalità che avrei voluto raggiungere.

Ricordando tristi eventi,

mi assento dallo scrivere,

ma non smetto mai di pensare,

di fabbricare nuove frasi,

pensieri che presto avranno possibilità di sbloccarmi.

L’ultimo dei miei sermoni,

l’ultimo giorno per restare a spasso,

senza il becco di un quattrino,

senza un alba per cui arrossire ..

L’ultimo istinto per mangiare,

l’ultimo volo amico mio ..

La distanza aggrega strade sempre più complicate,

ed io resto attorno al fuoco,

solo per condire meglio la legna,

solo per sentire la puzza di bruciato,

l’ultimo brivido,

prima che tutto abbia il volto acerbo di una donna matura,

l’ultimo vocabolario arreso ..

IL SAPER GIUDICARE

Chi giudica,

ha solo dimenticato quanto facile sia,

puntare il dito senza mai astenersi,

nonostante i dubbi affrontino difese

per valutazioni non colpevoli,

specchi che come l’anima vengono scambiati

per lavabi purificatori,

pozze esanimi che non cambieranno certamente

le cattive azioni della gente,

il desiderio di vendetta che assume circostanze vigliacche,

il sole che ripudia la riluttanza solo per accattivarsi i particolari,

il fastidio digerente di sostanze mai ricercate ..

Chi giudica,

non ha mai alzato questioni,

nè tollerato il prossimo,

sentito addosso il disagio della vita,

la movenza amara di certe fustigazioni,

il freddo irrazionale dinnanzi a cieli mai espressi.

Chi giudica,

non e mai arrivato in rotta di collisione con se stesso,

avere smesso di ricercare la bellezza assente delle cose,

le possibilità,

le intemperanze accompagnate a puro caos logistico,

il sentito dire senza averne il chiaro sensore ..

Si,

chi giudica disconosce gli angoli bui della notte,

la distrazione,

ricordi pulsanti che costringono mentendo ..

ARRESO AL CIELO

Quanti cieli ancora,

affondano in me,

un osservazione spesso coesa,

una trattativa arresa,

alle intemperanze del tempo,

di questo abisso,

di uno stato che ho imparato a creare,

senza rimorso,

malgrado certe scelte mi abbiano portato ad essere meschino,

dietro uno squallido patto col demonio,

dove il riso scosceso della mia pietà è giunto alla deriva,

su pietre assistite dal peccato,

in mezzo al niente,

dove per esistere si contamina il prossimo,

per un eccesso blasfemo di cattolicesimo,

si prega solo per dimenare il proprio credo,

per sembrare costanti,

in mezzo a questa similitudine ideologica,

dove il giocatore e solo un uomo privo di memoria,

in mezzo a ricordi pressanti,

esistiti solo per grazia di civiltà ormai scomparse,

nelle ombre della sera,

dove tutto assimila in fretta il dolore,

per andar via per sempre,

lungo cicatrici fumose,

dove il sangue coagula solo un sentiero rigato dalle lacrime.

PERDUTE ANIME

I giorni,

perdono lo smalto su molti aspetti,

si amano solo lasciandosi,

per non appartenere più a un domani infelice.

Allora,

il gesto di un ricordo diventa solo un amarcord,

dentro gesti che non torneranno più indietro,

un impedimento,

un cauto istinto che obbliga a disamare ogni gesto,

unzione,

opzioni che nascondono i dubbi della rovina ..

I giorni,

a rilento,

risuonano pigri,

fondamentalmente accesi,

spesso,

hanno il delirio di onnipotenza,

una specie migliore di addossare grossi tentativi di supplica,

e senza certezze,

tutto relega sporadici tentativi di invecchiare,

di lasciare solo una valvola senza carezze ..

Pur sempre vano,

il tentativo spregiudicato di sollecitare una voce,

una piccola intermittenza dentro catene senza idoli.

I giorni,

provocatoriamente tristi,

mi osservano silenziosi,

spenti,

in questo inferno particolare,

la radura che paga,

uno scambio di entità private ..

perdutamente intrise da aromi mortali,

immobili su gesta che hanno circuito il frammento d’un momento.

IL FIORE DI UN RICORDO

Il fiore umano di un ricordo,

e la sola veglia che mi rimane,

un tarlo mai sordo,

una campana che suona una musica antica,

un richiamo stratega senza polvere,

attrezzi per tagliare le anime,

piegare importanze lasciate al caso ..

Il fiore umano di un ricordo,

mi riporta da te,

nella tua Casale,

in quegli immensi spazi verdi,

a tutto l’amore che ho saputo donarti,

senza risparmiarmi mai,

con il sudore,

la costanza,

con occhi mai turbati,

ma accesi e inchiodati a quelli tuoi,

verdi come smeraldi mai visti,

rubati al mare,

ad una distesa di alberi infinita,

una radura che mi sorprese negli anni migliori della mia vita,

in quello che mi rimase da fare,

quando il treno mi riportava in Sicilia,

schiavo anch’io da questa distanza,

deteriorata poi dagli eventi,

dall’incalzante rimbombare dei giorni,

le persone,

tante piccole cose che ci portarono a confondere il nostro amore ..

Il fiore umano di un ricordo,

non accenna a diminuire la mia passione,

quello che il mio cuore ha conservato per te,

sempre,

nel corso di questi anni che mi sono volati addosso,

io non ho mai scordato,

sorprendendomi,

di tanta lucidità,

malgrado gli scherzi della mente,

i fantasmi,

quei flash cui spesso ho messo tanti punti interrogativi ..

Il fiore umano di un ricordo,

mi permette di parlare di te,

di cullarmi,

teneramente nella mia alcova fantastica,

cercando le carezze che mi furono negate,

i baci,

il tuo sesso addossato sulle mie carni,

la prigione del nostro amore,

finalmente vivo e carnale ..

ma e solo un ricordo,

lasciatemelo ..!

non mi resta altro.

EPOCHE RURALI

Oltrepassiamo la muraglia antica delle riflessioni,

i peccatori che ancora oggi si insinuano solo per predicare il male,

aspettiamo il gran passo delle certezze,

affinchè decada per sempre questa mole burocratica,

il senso mai al servizio dei cittadini,

del popolo,

per la gente,

a riflessioni che osservano il mondo dietro una scatola,

soggetti a tentativi sbagliati di ipocrisia,

una vena che non disdegna mai questo nettare,

sangue fin troppo dolce,

anche per il seduttore più rinascimentale,

attraverso stanze e grovigli interiori,

berne il limite paventato e sordo,

anch’egli sepolto dietro il limite calvo della terra,

dove fango e miseria allungano mani sempre più scarne,

vuote,

a fingere torva incoscienza,

a scuotere forte le prigioni,

in difesa di un martire che non ha più ricordato,

amato ..

in questa lenta diaspora ottocentesca!

PER UNA PRESA ROMANTICA

Ogni suicidio della mente,

e un possibilità,

una dannata lussuria che sperpera questo cancro,

l’osanna dei giorni,

la solita vertigine senza nebbia,

malgrado il baratro,

il salto nel vuoto,

malgrado la follia raggiunga vette altissime ..

Ogni possibilità di sangue,

pullula in me come orgasmo puro,

una musica immancabile che mi sazia,

e mi lascia stupito,

in mezzo ad una folle esanime di civili,

mai arresi,

sopraelevati a queste posizioni,

alla civile tratta industriale di polluzioni,

escrementi,

tutti pezzi di un percorso umano nauseabondo ..

Ogni storia cangiante,

sostituisce ricordi,

nasconde persecuzioni,

esegue motivazioni deleterie,

per ammaccare la notte,

gli spiriti,

le anime che sovraffollano la mente,

quei piccoli fuochi fatui,

volontariamente accesi dal delirio,

da un messaggio che percuote la mente,

lo stato intimo delle proprie incisioni,

un marchio,

una sola prova che scuote a fondo l’eccelsa natura vitale ..

Soppresso,

il cuore,

giace in fondo a reliquie estese al peccato,

rivolti a fondamenta di abusi,

denunce,

atti di perdizione che contraddistinguono il dannato seguire ..

Per una presa romantica,

per una croce in più,

quest’oncia malinconica,

varcherà strade senza ritorno,

per una condizione di espressione mai taciuta,

morrà su labbra sporche di liquido seminale.

SCONCI

Sconci,

dietro uno spiraglio di ideologia,

sconci,

malgrado il grano abbia generato un prato,

sconci,

su esperimenti sbagliati,

malgrado l’inseminazione abbia sviluppato peccatori,

carni fin troppo tese,

per mercanteggiare,

dare un senso agli oculisti,

a speciali umori normali.

Sconci,

in questa improvvisa realtà,

sconci,

su mondi guardoni,

voyeur senza più domani,

malgrado la regina abbia scelto l’incauto orgasmo,

l’affabile fiato su colli estranei,

neri,

bestie in calore che rubano anche l’anima,

solo per spingere ancora di più i loro istinti,

incauti,

di procurar dolore che non verrà dimenticato.

Sconci,

su paraventi di terra,

suoni vibrati,

candele irrise di pianto.

Sconci,

liberi al danaro,

protettori di questi ferri ormonali,

sconci,

su aliti di vento subliminali,

nel calar della sera,

alla meschina opinione,

sconci,

affamati di sudore,

ancora,

ancora ..

assolti solo dall’inferno.

ATOMI MODERNI

Poche anime,

prima della ressa finale,

prima di questo avvio,

arrendevole fuga verso un nuovo castello ..

Un fitto disegno di parole,

una strana assolvenza di peccati,

una verità,

una saccente provocazione che ci colloca dal lato opposto

della carreggiata,

dalla moviola arrendevole di gente,

comunione serpeggiante di luce,

su brevi atomi e particelle,

un indivisibile particella senza gerarchia,

un continuo riciclo di energia,

su cellule stanche,

su finti drappelli di un dramma monotematico ..

Poche catene,

molte ali,

alla miseria,

alla vita,

sugli uomini,

su vendette che hanno contrito tutto ..

Solo un ricordo sulle labbra,

ancora un arma puntata contro,

prima del valore,

di un ostinata certezza,

moderne preclusioni,

su pelle bruciata dal sole,

arresa nel vestito della sera,

carne placata e fredda!

UMORI SERALI

Ogni buona stella,

e solo un trauma per qualcuno,

solo un occasione per vendere emozioni,

una realtà già imbevuta di vigliaccheria.

Il razionale,

spesso,

e solo un equivoco,

nella bocca del meschino,

nell’istante che schiude ogni possibilità,

i buoni propositi,

quell’innata bravura a tollerare anche un grande affetto,

dentro sguardi lasciati al caso,

a questa caotica situazione di interessi,

dove l’ultimo degli sciacalli e solo un aggressore

dalle fattezze umane,

alla luce di risvolti anatomici,

l’orizzonte che ho davanti,

nasconde questo sorriso,

la ragione dalla lenta abrasione mentale ..

Ogni buona stella,

non è capace di riscaldare i cuori,

poichè troppo distante dagli uomini,

dalle carezze,

da evasive recriminazioni che non hanno mai avuto calore ..

Ogni regola,

perdona all’altro troppe scelte,

e sputa fango senza sacrificio,

e il dubbio,

sperpera la bontà,

come dono moderno d’incanto,

verso sera,

verso alte vette piegate ..

ESPRESSIONI DEL MONDO

Si lasciano parole,

si esprimono pensieri solidali,

questa faccia intermedia di voragini,

il silenzio osservato solo per tollerare qualcun’altro.

Si rimedia un occasione,

si cerca la disonestà,

una prigione che osserva le membra altrui,

un altitudine sempre nuova,

dietro sguardi che non sanno più di convenienza,

malgrado il tepore,

il sole coraggioso dentro il quotidiano.

Resta ben poco di sensato,

valido,

in questa ressa di protagonismo,

ogni logica diventa un buon momento di pubblicità,

la realizzazione ingorda di un libro,

un ideale ..

Io sono qui per sfuggire da tutto questo,

io sono qui per restare libero,

lontano dal branco,

dal gruppo,

da risate sozze e immonde in cui non mi riconosco.

Io sono qui per rendere oneste le mie ermetiche espressioni,

improvvisando,

in mezzo a quest’aria finta,

dietro un alba,

a rincorrere l’affresco migliore,

il ritratto che mi porterò sempre appresso ..

BREVI DIMENTICANZE

Questa finta allegria,

mi circonda,

elargisce parole,

ma non mi colma,

non mi lascia amare quel che resta,

gli angeli,

i demoni,

gli eroi votati durante la pubblicità ..

Questa strana vita,

assente il più delle volte,

dovrebbe battersi,

alimentare un cuore,

il mio cuore,

eppure giace ormai in dispensa,

in questa assenza presenza,

ossessiva miniera di osservazioni,

tollerando le molliche,

il fresco bel vedere di nudo,

lungo vertigini che la pelle ha cicatrizzato,

allietato ..

Questa manchevolezza,

questa breve apoteosi maledetta,

mi lascia interloquire,

tossire,

accendere un altra sigaretta,

per ravvedermi,

nel silenzio delle mie possibilità,

aspettando una nobile impresa,

l’ennesima puttana da ecclissare.

DENTRO IL MIO INCUBO

Molte prigioni nascondono il simbolo del passato,

uno scorcio irreale di sangue,

dolore,

urla soffocate dentro mura tetre,

dove dimenticare e non vedere

queste fondamentali regole.

Molte illusioni si nutrono di queste sbarre,

dell’isolamento che prende e apprende,

dentro,

agganciando solo il freddo che traspare dal mondo,

da tutta un organizzazione che ci taglia fuori,

che ci vuole distanti dalla società,

dalla realtà,

dalle brutture odierne e dai sorrisi ..

Molte emozioni smettono di chiedere una supplica,

perchè taciuti,

soggetti a note dolenti,

abituati ad un tempo troppo noioso,

in mezzo alla fuliggine della gente,

delle preghiere politiche,

magistratura,

bravura,

per un diavolo in più,

un esemplare fuoco senza virtù ..

Dentro il mio incubo,

vedo solo morire i giorni,

aggravarsi gli ultimi che vorrebbero sganciarsi da questa vita ..

Dentro il mio incubo,

vedo un clima che stritola,

ammanta di scuro tutte le cose,

e questa cella,

allora,

diventa solo fragile,

innocua ..

l’ultima delle preoccupazioni.

LIEVE

Rubiamo al tempo quel che rimane,

una metafora,

una rima consona alla poesia,

il rumore del mare ..

Una vana illusione che non sia solo di passaggio,

ma una perenne fortuna,

un intesa che ci coinvolga interiormente,

a voltar pagina,

cambiare,

dando un volto pensato alle cose,

all’esteriorità che spesso appare,

senza più interruttori da inseguire ..

Lasciamo vecchie obbedienze come guinzagli scomodi,

sporchi traffici evoluti sulla pelle,

pellegrini in rivolta per il proprio io,

dentro una bandiera che non sa più di niente,

i valori,

i colori sbiaditi di una rivoluzione senza più dignità.

Cerchiamo di sedurre ombre e catene,

solo per mangiare sassi,

l’esatto contrario di una moda,

l’estratto pendente da fumosi ricordi.

Lieve,

così lieve,

cade giù,

e non promette nulla di buono,

non permette,

non assale un dubbio.

Lieve,

mormora e stupisce,

azzanna e poi sparisce ..

IL SAPERE

Vorrei sanguinare per sempre,

incutere un gesto poco nobile,

nelle menti altrui,

nell’aria rarefatta di questa atroce beltà,

di queste poche vittime,

di vari aggettivi che potrebbero scalzare

dinnanzi al sole,

la mistica opportunità di possesso,

dove anche la più tenera delle nenie,

nasconde un tetro apparato digerente.

Vorrei morire tra la gente,

nel silenzio arrogante della città,

quando i ragazzi escono da scuola,

e il caos pervade tutte le cose,

auto in fila incolonnate,

tram presi d’assalto,

e marciapiedi rimbombanti di risate ..

Andarmene come se non fosse mai successo,

spazzare via il dubbio assalitore,

e rinverdire le sorti di un eterea menzogna ..

quella che tutti temono,

quella che anche tu,

adesso,

tra le mie parole vorresti conoscere ..

Ma la scienza del sapere,

mi obbliga a tacere,

a rendere tutto un brivido ..

inatteso e sperpero,

imbevitore succulento di questa nobile arte,

la sola che si tramanda senza perdere di vista

un sol battito,

un estrema lacrima,

prima che il ricordo affossi in un qualunque luogo comune.

PER PALLIDE ILLUSIONI

Molte scelte restano labili,

appese a fili di memoria,

laddove nessuna certezza può entrarvi,

esplorandone con faticoso raggiro le movenze,

le tanto chiacchierate falsità dell’animo ..

Molte cose assumono sembianze mostruose,

elargendo motivazioni alquanto sciocche,

sensazioni mistiche di un caos personale,

l’assuefazione a molte cose affascinanti ..

In questa stregua che sanguina,

restiamo appesi come salami,

a studiare il tempo,

la scienza,

la chimica di alcune cose impossibili,

mettendo a fuoco e realizzando,

solo lo sconcio turbato del vento,

attraverso una coscienza venduta,

l’arbitro non accenna a vendere la partita,

a miscelarne meglio le implosioni di campo,

la tanto sospirata avvertenza a certi umani.

Molte parole,

invece,

inveiscono contro rapporti mansueti,

eroismi sommari che inveiscono un dolore,

un breve istante di vergogna,

un asettico bisogno di catrame,

sulla pelle,

dentro vasi sanguigni che ricordano,

certe pallide illusioni cullate dal tempo,

da pioggia battente senza più vetri negli occhi.

OLOCAUSTI

In questa sorta di prigione,

il cuore dimentica quel che ha vissuto,

creduto,

amato ..

In questa breve atmosfera rarefatta,

le ombre s’allungano solo per piegare le sbarre,

la lenta discesa verso un carro sempre più funebre,

adornato per l’occasione a festa,

nel trionfo abissale che assapora la terra,

il breve assaggio vitale ..

Olocausti della mente,

belve infami che assaggiano e tirano,

olocausti di cemento,

nelle fredda attesa di un altro regno.

Saccente,

l’offesa che lenisce,

i motori ardenti di un fuoco troppo nero!

Olocausti perenni,

brevi pause alla mente,

alla solita abnegazione di un soggetto,

oggetto,

infernale poema di media altezza,

su grandi ali pacate,

il volo e solo l’ennesima meraviglia senza rispetto,

un dispetto morale per ogni entità offesa ..

Olocausti di parole,

incendi sopraelevati

e di natura dolosa,

percorsi già tesi e inaspriti dal potere ..

Olocausti di memoria,

ricordi alquanto dolorosi,

sacrificati al vento,

per il viaggio scosceso che sarà,

su rovine accese,

dove il niente non smetterà mai di implodere.

LE MACCHIE DELL’ANIMA

Vorrei accarezzare una notte senza tempo,

morire su ali ricolme di pianto,

giacere su sospirate vette di giudizio,

dove ogni cosa resta immutata,

dove la tanto raggelante pietà germoglia

su bocche già ascoltate,

taciute per funzioni illogiche di cuore.

Vorrei attraversare stanze senza memoria,

letti affaticati d’orgasmo,

polveri ammansite dalla sonnolenza,

da questo stato veggente e accondiscendente.

Si,

vorrei,

un giorno,

poter fuggire da tutto questo,

abbandonare la retorica della parola,

di queste mortali spoglie,

l’equivoca presenza degli uomini,

e librarmi su pensieri nuovi,

malleabili abbracci solidali,

oltre la generosa radura degli alberi,

trovarmi ancora nudo,

ancora nobile all’arte scenica dell’anima,

un solo contrasto,

un benevolo frutto d’amore ..

DECALOGO: PRELUDIO ALLA FINE

L’assenza,

è la migliore delle abitudini,

per lasciarsi morire,

per fare testamento,

per macchinare un disagio che non e mai andato via,

malgrado il tragitto,

nonostante gli incontri,

le parole spese,

i mezzi sorrisi strappati per sopprimere le urla dell’anima ..

Vorrei poter lasciare tutto senza rimpianto,

al suo posto,

a questo mondo che sembra solo una brutta abitudine,

un contrasto che non ci rende tutti felici.

Io stesso l’ho sempre saputo,

vissuta realmente questa croce,

questa sensazione di abisso che lacera divorando ..

Di giorno in giorno,

non vedi che il buio,

non ti sorprendi più alla paura,

e la voglia di saltare diventa sempre più forte,

l’unico brivido umano,

il solo forse che appartiene ad alcuni della mia razza.

Eppure ho amato,

fino ad oggi ho sofferto una battuta,

allargato le labbra per sembrare allegro ..

Non prendetela a male,

se questo viaggio mi costringe ad essere sincero.

Lo devo a tutti,

lo devo a me,

alle fobie che non mi hanno mai lasciato,

ai familiari che ho deluso,

allo schiaffo di mia sorella,

agli sguardi tesi dal quale avrei voluto sfuggire ..

Sono solo,

in mezzo a tanta nebbia e persone,

sono solo.

Stop.

COERENZA

Coerenza,

questa strana passione,

tu che osservi e mi dai degli ordini.

Coerenza,

sento di averla persa a volte,

quando il mio cuore svilito trasuda,

e non sono lacrime di gioia,

quando il sangue attraversa senza gloria il tempo,

una frase,

una piccola anima senza osservarne la riservatezza.

Coerenza,

resti affranta e stordita,

dietro strane soggezioni che pago sempre io,

nonostante il peccato,

malgrado la polvere estrema di uno sbadiglio,

l’ammiccamento punzecchiante di una via,

nell’aria,

quel sottile dispiacere che rende diversi,

vicini a sculture che non pregano più,

arresi anche loro,

alla pioggia devastante delle emozioni,

del ventre,

un sano principio che accarezza solo per stordire,

avvelenare il prossimo,

nel tifo molesto di una scena,

il teatro spesso vuoto spense l’ultimo riflettore,

servo del palco,

di una ribalta già scontata,

recitata ad oltranza!

Coerenza,

fottuta amica,

non smetti mai di perseguitarmi,

di stanare i miei sogni,

la solitudine,

questa alcova di giudizio,

dove eliminarsi significa

il voler competere con la vita.

UNA VITA

Le carezze le lascerò al tempo,

a questa folle incertezza,

su sentieri che avranno esaurito la mia viltà,

quel che ho saputo dare senza abbassare mai la guardia.

Le incertezze saranno il frutto della mia natura,

la sola sconcezza concepita con rispetto,

dietro norme offese,

accanto la polvere dei giorni,

io avrò già mentito,

io avrò rinnegato la mia estasi,

la giustizia che da tempo aspettavo,

consapevole anch’io,

di troppa confusione,

vertigini anch’esse figlie del mio cuore.

Ogni rispetto andrà disperso,

in questa lenta notte,

dove tutto e già stato scritto,

e nel destino di ognuno di noi,

il racconto più o meno drammatico della vita,

e che vita!

SOLO UN OMBRA

Continuo a gestire il mio silenzio,

l’ombra inconclusa delle mie azioni,

quel che rimane dell’affetto,

di queste rappresaglie contraddittorie.

Continuo a provare rammarico,

a sentirmi di scarto,

solo per un semplice riparo,

un opera che non obbietta il senso e lo spazio.

Nel qualunquismo umano,

mi rilego nei vicoli bui,

dove non si può vedere nè sentire ..

il puzzo cosciente di certe strade,

dove i cassonetti e il fango sono i padroni.

Si,

sotto questo cielo non siamo tutti uguali,

da sempre,

e per sempre,

queste regole ci tagliano i piedi,

la volontà,

quello che potremmo effettivamente dare ..

Solo un ombra,

solo un piccolo insetto,

nonostante la stazza,

un ammasso di parole e di impegno mai provate,

nessuna intenzione reale,

tutti uguali lì fuori ..

tutti con le stesse facce.

Una sfida oltre il tempo,

la mia vita.

TACCIO!

Taccio ancora,

solo,

nel senso lato di una città,

dove le ombre allungano la miseria,

ed io non posso più ribellarmi,

alla pioggia di parole,

all’incoscienza altrui,

a questa ruggine violata di corpi ..

Taccio perennemente,

plagiato,

prostrato nell’anima,

come un grande commediante che ha smesso di girare,

elargire domande inespresse,

un senso vago di rispetto cangiante,

sulla notte,

su tante cose che sembravano perfette ai tuoi occhi.

Taccio per non morire ..

per non soffocare più questo senso di amarezza,

la vigliaccheria a cui mi stringo,

compassioinevole e solitario,

taccio,

reprimo tutto ..

DENTRO GLI OCCHI DEL NOSTRO AMORE

Siamo voci di un lontano esodo,

l’amore tradito negli occhi dell’ultimo fratello,

nelle stesse braccia di un cielo nero e senza luce,

la solitudine,

sperpera quel che si è guadagnato,

con cura,

con molta sonnolenza,

malgrado si ricerchi sempre uno sbaglio,

un ottima riscossa per dire basta ai ricordi,

alla pelle che brucia,

dinnanzi al sole caldo delle emozioni,

quelle chiare lettere di un amore mai sovvertito,

macchiato ..

Si,

splendo ancora dinnanzi al tuo nome,

a tutto ciò che per me continui a rappresentare,

sudando,

cercando,

scavando dentro la ferita ..

La mia malattia cesserà insieme all’ultimo battito,

ed io già so,

che andrà oltre la morte e la natura,

al di là di ogni sciocca regola o premonizione ..

Il mio amore per te,

eterno,

mai stanco ..

non giacerà dentro una cassa di legno,

si librerà nei cieli più limpidi dei tuoi occhi,

e non morià mai.

SDOPPIANDOMI

Il vezzo e solo un canto lieve,

in questa vita fatta di carneficina,

in questa snaturata inclinazione al male,

al folle gesto che rese l’umanità vigliacca.

Il vezzo,

stringe al petto note sepolte,

incantesimi protratti a lungo termine,

su sterili emergenze,

strade cautamente battute dal corpo.

Un colpo in più,

un astuta finzione,

per vendersi ancora al migliore offerente,

in questo tragitto che offende,

e trafigge le regole affannose di corpi legati solo dagli istinti.

Si,

verso un nuovo io,

verso paradossi volontari,

per cui morire sarà solo un vantaggio per l’anima,

per questo straccio di prova labile,

per sentirmi ancora pronto ad affondare ..

senza più la stessa paura,

senza più me.

IMPROVVISANDO

Al culmine,

stretto a sè,

tutto era solo frutto di un intuito interrotto,

di una labile mongolfiera di inibizioni,

su cui il corpo ha lasciato interpretare

le veglie volontarie del dolce sapere,

la conoscenza mai stuprata,

solo ammaccata,

per purezza,

idolatria,

seguire nuovi santi,

prostrare il cuore e l’anima a statue radioattive,

compiaciute solo dal nostro peccato,

da questa dannazione che non paga i giorni.

Mortalmente confuso,

anch’io,

abbasso la miseria per essere ancora me stesso,

mai privo di un pensiero,

mai lasciato al caso,

al nettare perverso di questa isola ..

riconosco l’ingombrante mia figura dall’ombra,

da quello che non dà,

su passi schivi e sonnolenti.

Riconosco i limiti,

le ore sacrificate a stare zitto,

in questa bolgia sociale di emarginazione,

in questa assurda venerazione senza dei ..

perdersi e solo un reato senza legge,

una bestemmia che non lacera i cieli ..

accanto a un lento pulsare,

il relitto di me.

RIPETUTAMENTE SPENTO

Un corpo divide

sensazioni dall’essere lento e noioso,

un corpo s’ammanta di tristezza,

quando la notte arranca con tutte le sue ombre,

in questo tetro avanzare,

nella sorte peggiore di un turbamento,

mentire ancora alla sorte,

alla sciocca decomposizione dei letti,

in questa rarefatta aria di lutto,

dove chi consuma in fretta viene sputato e rinnegato.

Datemi ancora luce da piegare,

lasciatemi annientare il tarlo,

sarò prontamente ruggine nel vento,

nel tedio calcolatore tempo,

ripetutamente spento.

IL VISO E LA MASCHERA

Mi piace dimenticare quel che sono,

il punto di soccorso che mi ha portato a soccombere,

la particella di me scostante,

l’abiura morale di ogni verità.

Mi piace avvertire la presenza altrui dentro di me,

anche quando una violenza è compiacente,

ed io fingo di non sentire,

capire,

quando il gioco diventa sporco e volgare,

oltre la similitudine perversa dell’orgasmo,

il dolce piegarsi e venire,

quasi fosse l’ultima colluttazione,

un interesse lasciato giacere senza fissa dimora ..

Mi piace essere quello che sono,

libero e schiavo,

allo stesso tempo,

talvolta uomo,

altre sempre più donna,

in questo vortice che costringe le facce

a scendere a compromessi,

al di là del rimmel,

del trucco pesante,

stabilire un contatto tra il viso e la maschera.

Mi piace attingere da pozzi senza fortuna,

tutte quelle piccole cose che prima o poi tornano utili,

alla mente,

verso obblighi di una civiltà comune,

sommarne le spese,

amministrarne il dolore,

subirne le conseguenze senza mai spostarsi,

dal rilievo di questa stanza,

l’ultimo calco sociale e pacato,

l’ultimo fossile,

dapprima che il ricordo ne sia imbevuto ingiustamente.

DURANTE QUESTA VITA

Lascio tutto al caso,

la malinconia del tempo,

la breve durata di un emozione,

di uno sbadiglio ..

la sonnolenta realtà degli uomini,

spesso sedotta,

mai lasciata ai margini,

obbiettivamente utile ed amorfa,

per i propri interessi

scopi intellettuali e di letto,

scopi di danaro,

scopi di lucro,

scopi inversi ..

Tutta una ruota che gira senza fermarsi mai,

una dannata tipologia di plastica e di rassegnazione,

l’orgoglio tradito,

la metamorfosi di piccole menzioni prestabilite.

Durante questa vita,

mi sono spesso trovato con le spalle al muro,

arreso,

sedotto,

volontariamente condotto a complicanze non volute,

cercate ..

Durante questa vita,

ho percepito quanto vigliacca sia,

la natura umana,

il percorso insaguinato di frustrati esseri,

vaghi elementi percepiti da rettili istinti ..

Durante questa vita,

l’orrore ha superato il piacere,

ogni secolo ha avuto il suo bagno di folla,

la tragedia sfiorata della carne ..

Si,

in queste grandi evoluzioni,

ho solo indossato i panni comuni della celebrità,

per non invecchiare,

per non tollerare,

la diversità della terra,

l’acre riscontro senza certezze ..

ravvedendomi per non colpire,

sempre rivolto al cielo,

per non perire ..

ANALOGIA DI UN AMORE

Mentire all’arte e un pò come arrendersi,

avere perso del tempo utile alla menzogna,

alla nobile arte di sembrare assenti,

seguaci solo di un pallore senza eco,

senza i contrari e le prove,

presso il più abile dei giocattolai,

dietro aspetti che consumano corpi malvolentieri,

solo per il gusto di sputare addosso ad altri uomini,

lo stesso sapore,

l’antica valvola di uno schianto,

di questa diceria che non conosce abbastanza parole,

nelle bettole arroganti del nostro passato,

assaliti dal disagio,

dallo stesso battito,

non avere più certezze ..

se non lasciarsi amare dal cuore,

il tuo cuore,

il mio cuore,

un processo vigile di emozioni,

una sola onda capace di stupire i nostri istinti!

Quanta bellezza,

amabile verità mai scontata ..

Nell’ora di questa analogia,

ora,

nessun rancore,

solo un volto buono senza eternità,

solo un fuoco,

una passione che ci travolse per sempre.

DA QUESTA VITA

Torno al mio silenzio,

ai piccoli dolori,

alla vita che attraverso tutti i giorni ..

Torno con rammarico,

mi arrendo al cattivo tempo,

partecipo solo per essere offeso,

non avendo più quella coltre di stupore,

l’abitudine di stordirmi senza aperitivo.

Sono rimasto a secco di emozioni,

privo di interessi,

del rispetto che si dà agli altri ..

Torno con disinteresse alla tomba,

a questo lustro per quale vivere e un pò eccedere,

ascoltarsi per non sfiorire,

nonostante l’assenza volontaria del mio volto.

Da tempo,

nascosto dietro a questa pagina,

ho trovato del tutto inutile,

indagare,

torvare un forte senso del dovere,

un apologia ..

Solo per tornare indietro,

solo per non avere ancora lo stesso aspetto,

la sconcia sensazione di virgolettare frasi a scanso di equivoci.

Torno per i fatti miei,

torno per ricordare,

quanto sia stato bello conoscere gente allegra,

fiamme di pura luce senza mai un moccolo ..

Torno per soffocare la solita assenza ..

un disagio troppo alto da ricoprire,

una sciocca lacrima,

sudicia e amara,

come il resto delle cose ..

da questa vita,

da questa pubblica arena di applausi.

VADO VIA

Elaboro di notte certi pensieri,

metto assieme i pezzi di un puzzle poetico,

costruttivamente e con impegno,

tutte cose che al mattino sbiadiscono dalla mia mente,

andati via,

come un bluff,

una visione che poteva essere qualcos’altro ..

Impegno la mente a laboriose sconcezze,

tutte primizie desiderose di una prima volta,

di spalle,

davanti,

dinnanzi ad occhi volgari ..

Contengo la mia allergia verso passi incerti,

piegato e assente,

non vado oltre il legame esterno del qualunquismo.

Sarò via,

forse morirò,

credo che in questo momento sia già morto,

non lo so ..

Devo riflettere su questo grande nulla che brucia,

dilapida la mancanza,

i versi strutturali che potevano darmi più forza.

Vado via,

sono già via,

da troppo tempo,

le mie nostalgie mi hanno costretto ad affossarmi in questo clima

teso e poetico ..

e i nervi non portano a nulla,

non risvegliano poesia,

non ridestano la buona anima,

la dannata novella di un prezzo troppo alto,

troppo sacrificante ..

Per questo ed altri motivi,

saluto il mondo,

dimentico quello che è stato,

e tra le mura della mia alcova,

mi affosso per non sentire,

per non ascoltare,

le voci del mondo,

della gente,

del distrattismo innato che piega gli attimi.

Finalmente,

e fino in fondo,

in questo delirio,

il mio.

A MODO MIO ,,,

Piove sulle certezze,

sulla malinconia,

su questa vita in bilico,

nonostante il rimmel non disdegni il fragore ..

Piove sulle case,

sui cartoni dei clochard,

alla stazione,

dietro vestiti appannati dalla decenza ..

Piove sui morti,

dentro feretri giacenti,

al cimitero,

su ossa troppo stanche e solitarie ..

Ogni goccia al suolo stringe al petto un ricordo,

un eterna sfida di malleabile alcova,

nonostante la mente sia arresa,

a questo spettacolo,

alla penombra del giorno,

al riparo e senza ombrelli ..

Piove sugli uomini,

sulle donne,

su persone demotivate dalla vita,

affranti senza più vetri da spiare ..

Piove,

scende lenta e copiosa,

figlia d’un tempo immortale,

lei continua,

a modo mio,

a prendersi cura di noi,

a cullarci,

su spalle troppo larghe per starnutire,

inzuppati da un peso contrito sull’anima,

assenti,

nonostante il vento abbia soffiato ancora,

su questo silenzio,

su di una lacrima senza più retorica ..

L’ULTIMO …

L’ultimo treno,

l’ultimo cuore,

ancora un breve sussulto ..

L’ultimo giorno,

l’ultimo ricordo,

l’ultima volta che ti sei voltato

per non tornare più.

Sono stato spesso fermo,

ad un bivio,

sottolineato da una lenta passione,

da una facile congiura di mattoni ..

L’ultimo sbadiglio,

l’ultimo abbaglio,

l’ennesima riprova che non sono cambiato,

che le mie lacrime son sempre le stesse ..

L’assolata delusione della mia carne,

la prova evidente di una razionale fuga disperata.

L’ultimo treno,

l’ultima prova del mio amore,

l’ultimo gesto d’affetto ..

UNA VANA SPERANZA

Troppe melodie pesano,

non smettono di alimentare una voce all’orizzonte,

sterile per natura,

ambigua per concezione ..

dietro molti occhi che più non hanno visto,

quanta allegoria,

quanta facile melanconia,

un assorbenza che evacua sostanze senza luce,

in questa leggerezza di un attimo,

l’istinto risplende di fughe violente,

piegate solo dalla triste radura attorno,

dove il rifugio non copre mai l’anima,

e nessuno sembra al riparo da questi pezzi

di catrame,

pece nera e violenta,

figlia della stessa coscienza,

partorita da donne gravide d’odio ..

Uomini lasciati al volere del primo satanasso,

uomini assurdi,

beffati dal loro stesso potere,

su terre che non hanno promesso,

ma solo represso,

con fanghiglia,

per coprire gli occhi,

la voce,

la gola secca ..

spezzata senza più un sol nodo da colmare ..

Una vana speranza,

e andata man mano sbiadendo,

una vana speranza,

ha lasciato il cuore dei giusti per sempre,

una vana speranza ..