REALE

Riesco ad essere reale quanto basta.

Anche dopo di me,

tutto questo andrà al macero,

e sarà fottutamente reale.

Eppure,

da essere umano metodico,

perdo anch’io del tempo,

a scervellarmi,

nel voler a tutti i costi liberare la mente,

da tutte queste parole,

da una sorta di ostruzionismo che non mi abbandona ..

Malgrado io provi a tutti i costi a sembrare normale,

gioco sempre brutti scherzi al mio umore,

e mi accorgo del nero attorno a me,

solo quando una bara avanza,

e il coperchio e solo una lussuria senza più giorno ..

DIMENTICO

Dimentico in fretta le emozioni,

il mio stato di appartenenza,

quel che ho potuto seminare,

spargere al vento senza un ritorno.

Imparo in fretta a restare da solo,

ad attrezzarmi contro le bugie umane,

a piegarmi dinnanzi alla gente,

a questa farsa che vorrebbbe abbeverarci tutti,

abbatterci,

come fragili intuizioni di un tempo andato a male.

Annovero mitologie e sporadiche memorie,

mi accuso di aver bevuto troppo,

lasciato agire il perno assoluto di ripiego,

e come ogni altra cosa vivente,

dimentico perchè sono qui,

quale sorta di gioco meschino sia stato costruito sulla mia persona,

quale forma atroce di malata attenzione ..

si aggiri su me,

come un dannato animale,

una resa mai constatata ..

IN LONTANANZA …

Mi sono spesso allontantato dalla realtà,

da un antico modo di fare,

di dare,

di rendere un certo tipo di spazio agli altri.

La mia poesia ha attraversato momenti di stasi,

noia,

rancore,

altre solo una sofferta decisione di dolore.

In lontananza,

ho gradito sparire,

apparire come quello che volta le spalle

e non ha più niente da dire,

scrivere,

descrivere ..

Più nessuna ossessione,

poichè la mente troppo stanca è soggetta,

oggetta,

ha dimenticato il tarlo della memoria,

il facile compromesso per ricominciare,

tirare fuori un emozione ..

In lontananza,

ho veduto la fine normale di questa stabilità,

l’illusione abbracciare un altro abbaglio,

per sopprimere la stessa nuda e normale,

bieca inquietudine.

UNA FAVOLA ROCK

Quell’impervia rotta mi lasciò per sempre assente,

preso da tutt’altre emozioni.

Abbandonai la costanza nello stabilire un contatto moderno,

una sorta di realtà sotratta alla vita,

al calore,

a un quotidiano fatto di passioni.

Quella sorta di grigio disegno mi immobilizzò totalmente,

verso nuovi traguardi,

sbagliati,

ma comunque attraverso il gusto e la percezione di giusto e ingiusto.

Tesi la mano per accarezzare il vuoto,

la sola nuvola di incoerenza dentro me,

il passaggio,

l’intuitiva movenza senza preamboli ..

Ma caddi,

rovinsamente!

Lasciai che altri si prendessero cura della mia carcassa,

la stazza,

questa immane tragedia fatta di pelle, carne e ossa ..

Lasciai a loro,

la sentenza,

il motivo abbondante di capire,

quale spazio,

quale sorta di ricatto,

avessi mai subito,

immaginato ..

amato fino in fondo …

Quella mera immaginazione senza alcun filo logico di umano in me ..

LA MORALE DI UN RICORDO

L’eco rimosso di un ricordo,

non smette mai di abbeverarsi dalla fonte,

dall’innocua passione di un verde pascolo,

dove e nato è cresciuto in sazietà,

nel vigore di terre bellissime e libere,

ove la memoria spesso si perde,

a consumare in pace quel privato senso di stupore,

dove l’estasi,

spesso,

tramuta quelle lacrime in confuse perdizioni ..

La morale di un ricordo,

non accenna a dimenticare,

mortificare,

redimere il percorso delle passioni che furono,

come una seconda pelle,

una calda coperta per l’inverno ..

Ora che il caldo è tornato,

ora che il sole brucia tutto intorno ..

Cosa mai resterà,

di questa breve parentesi,

questa fuga verso inafferrabili ricordi ..

La morale cecità dei passi,

brancolando,

lentamente,

tutto andrà via ..

in un eco sordo di rimpianti.

SPIETATE ANIME

Spietate anime,

fanno di me ciò che vogliono,

un obliqua tendenza a scivolare,

a rendere innocuo anche la ben più minima emozione.

Spietate anime,

ali certificate di cervello su me,

come cerbottane alla finestra,

squarci di dolore dentro piccole incavature della pelle,

carne già derelitta e mistica,

al sol pensiero,

alla luce incolume di un ricordo ..

Spietate anime,

divorano alecramente il senso ovvio della vita,

gli schemi,

le ombre tollerate durante le ore grevi,

il battito poco veggente di una preghiera,

il tintinnio di tasche gementi ..

Spietate anime,

dentro un filo di preconcetti velati,

il marcio che assume l’aspetto migliore,

pur di danzare dentro te,

con ripetuto ansimo,

nella radura speciale della mente,

cacciando via i timori,

le sciocche persecuzioni umane ..

Qui tutto e spettrale,

qui nessun colore assomiglia alla notte,

alle case che costruiscono gli uomini ..

Per ogni alcova sobbalza il cuore,

per ogni silenzio si strugge una lacrima ..

Spietate anime,

sazie, ora si ..

Andate!

VERSI STANCHI

V’è solo l’ombra,

in questo cerchio di ombre ..

Un affannosa ricerca di me che non ammette sbagli,

catartiche perdizoni,

un fiore inviolabile senza parti.

In ogni cattivo senso,

ho solo imbrattato e perso tempo,

amato i giorni lontani,

quando tutto era più facile,

anche masticare a fatica un dolore,

un appetito meno caotico,

urbano,

una sorta di amara tipologia di sangue.

Questi versi stanchi,

riflettono la mia inquietudine,

quello che ho lasciato per strada,

che ho smesso ossessivamente di volere a tutti i costi ..

Questi versi stanchi,

mi fanno comprendere quanto faticoso sia,

rialzare la testa,

riconquistare una fetta di gloria che non mi è mai appartenuta,

che comunque non ho avuto interesse a possedere ..

Questi versi stanchi,

si appoggiano a fatica nella mente,

e con un piccolo gioco di tortura si affannano a venir fuori,

timidamente,

ancora figli della stessa farsa comune.

IDENTITA’ SEPOLTE

Obbligo i giorni a guardarmi in faccia,

pur non ascoltandoli,

preferisco il marcio di queste ore,

il tenero insidiarsi del male,

nelle vene,

nelle ore più sporche e nascoste,

oltre il bisogno sociale di un rantolo senza accuse ..

A fatica,

scendo a patti con la memoria dei gesti,

quel breve attimo di vita in cui venni a contatto con l’umanità,

in fila verso identià sepolte,

un antico splendore,

la consapevole furia dei volti accecati dall’idra ..

Più volte ho camminato senza fissa dimora,

oltrepassando la nebbia ovvia dei pensieri,

l’intelligenza,

l’inetta sensazione del finire senza aver cominiciato nulla ..

Non sarà mai tardi,

per smettere questi panni,

per abbeverarmi dinnanzi al compromesso ozioso del nulla,

su concetti prestabiliti dalla legge,

dalle distanze appese dentro quelle stanze buie ..

nel tardivo pentimento di una lacrima,

su scogli troppo sdruccievoli,

per una duratura realtà basata sul mare,

su fondamenta che hanno rapito il cuore …

QUALCHE VERSO …

Versi perduti,

fanno di me l’idiota di turno,

il solo su cui riversare colpe senza tempo,

nella specie sedotta dall’illusione,

dal cancro sociale della poesia,

da questa illuminazione corrente di parole.

Versi taciuti,

riflettono in me lo spazio immaturo della tiplogia,

la gente,

accorsa come non mai sulla mia pelle,

come uno stagno mai tradito,

ossessiva,

spesso sedotta solo da un disegno sessuale.

Versi concreti,

hanno concesso il sentiero ad un altra parabola,

un riferimento amato da placide scalate,

sommarie sentenze senza lo sputo d’un bambino,

il taglio soggettivo di carni pregiate,

sotto l’occhio condito dal ricordo ..

Le sole membra che hanno osservato il passo di questa strada,

il ciglio del disincanto,

il banco rubato come prova moderna.

Versi rubati,

versi ombrati dal cielo,

su notti senza colore,

pallide e amorfe acque in cui perdersi ..

dentro un dolore mai svestito.

UN VEGETALE

Si cancellano stagioni,

certezze,

quel che di buono si è costruito con fatica ..

Si rimuovono sguardi,

piccole chiusure mentali,

giorni che non hanno saputo aggredire il sistema,

la buffa sequenza di una vita sempre ai margini.

Si elude la sorveglianza dell’anima,

quello spiraglio di luce un tempo chiaro,

il nitido risplendere d’argento,

al contrario di tante tiepide fessure ormonali ..

Si accetta comunque lo stato immobile delle cose,

il tedio,

la sonnolenza indotta dagli psicofarmaci ..

Si ascolta solo il rumore della mente,

il barlume mai cosciente dell’esistenza,

questo respiro che non induce tentazioni al corpo,

la libertà,

il valore di un sorriso …

Come un vegetale,

mi cimento nel silenzio apatico delle cose,

i violenti ardori di un alibi spesso contrito ..

una media arresa alle prime volte,

cose che non hanno conquistato il mio svezzamento,

la tenera amabilità del cuore.

Come un vegetale,

come un fossile dall’opaca esistenza,

io trascino i giorni senza dare ascolto alle suppliche,

al grido che da sempre ho soffocato dentro,

nell’implodere certo della mia carne,

il sangue,

poi …

e solo un volontario gesto d’orrore,

una lacrima postuma,

una postilla rossa.

UNO SCARTO DELL’ANIMA

Uno scarto dell’anima.

Ho imparato a sopportare questo grosso paradosso,

l’incoscienza di chi mi vorrebbe zitto e in un angolo,

sotto il sole cocente,

a improvvisare un delirio,

un ammiccamento,

un facile punto di riconoscimento,

da puntare contro di me,

su di me,

come la riprova di questa ambigua umanità corrotta,

dentro gli specchi ovvi della solitudine.

Uno scarto dell’anima,

un sottile dispiacere senza ovvie sensazioni,

un acerba natura che non mi considera,

neppure per caso,

neppure per il cuore.

Uno scarto,

un concreto scherzo della vita,

contro questo muro sottile di inquietudine,

sopravvivo agli scherni del prossimo,

alla vigliaccheria,

agli insulti pagani.

Uno scarto,

ecco quel che sono.

DECALOGO

Rifletto istanti che non sono più tornati,

momenti della vita in cui tutto sembrava semplice,

allegro,

una costante appresa solo per un destino colorato,

di cose assenti nella mole di un pensiero.

Ricordo volentieri la gioia,

gli sprazzi odierni della mia libertà,

quando con furore annusavo ogni fiore,

e non avevo il benchè minimo dubbio,

su ciò che gli anni mi avrebbero riservato,

con prudenza,

senza padroni a fianco di stanche benedizioni.

Decalogo,

fiero manifesto di obbligazioni,

decalogo,

oltre il chiaro sdegno di una città in fuga,

rovine che hanno saputo guardarmi dentro come non mai.

Decalogo,

percorso degno di pensieri,

su instabili cornicioni ammaccati dal tempo,

dalla questura,

dall’ultima auto che ha centrato le mie ossessioni ..

Decalogo,

fu un dubbio la verità,

taciuta su labbra troppo cucite,

per essere espressa appieno.

IL COLORE DI UN VECCHIO AMORE

Il colore di un vecchio amore,

il disinganno di due corpi,

le avide certezze che hanno camminato su questa terra ..

Nude,

rivolte a un Dio senza perdono,

oltre il tuono della guerra,

la bisaccia etera di un condimento.

Il colore di un vecchio amore,

la finzione di maschere perdute,

il teatro mai spento della vigliaccheria,

il fiume denso di torpore ..

La porpora mai rinsavita della verità.

Giaccio in fondo ai sensi dell’altro,

danzo,

spasmodico e sconcio,

lungo stanze che sembravano appartenere alla mia memoria,

alla facile intuizione che un tempo ebbi di te,

l’illusoria funE che ci tenne stretti,

in quell’alcova,

colpevoli solo di ardore,

ebbri,

eccitati come animali precoci.

Il colore di un vecchio amore,

verde nella speranza dei suoi occhi,

non ha mai spento la mia poesia,

questo lento intercedere,

la trasformazione,

il voler trascinare oltre il ciclo della vita questo sentimento ..

Il colore di un vecchio amore,

buono come il pane,

picchia dura allo stomaco,

quando la notte volteggia con le sue illusioni,

e nulla rimembra un sol istante di gioia ..

IO SCRIVO

Nuove pagine verranno,

a cercarmi,

stanarmi sin dentro l’anima,

rubando,

spesso descrivendo e schernendo,

di buon grado,

puntando il dito e sollevando il peso morale,

mentre le notte culla il tantra dionisiaco e vigliacco,

su onde che celebrano l’orgasmo,

come folla da corteggiare,

nel vezzo sporco di piacere,

tutti chini a leccare,

gustare,

lasciar scorrere il nettare dei propri ricordi,

il bastion contrario che serpeggia volenteroso ..

Nuove pagine,

andranno a rubare la mia coscienza,

il volto senza trucco e molesto,

le lacrime,

il nuovo che avanza senza più un filo di rancore ..

Allora avrò stabilito un nuovo io,

un sorpasso,

un notevole drappo da costringere il fato a venir giù per sempre.

IL SOLO ANDATO

Ho sporcato l’inquietudine di un gesto,

confuso la poesia con la realtà,

il tarlo affamato della mia ossessione,

quel processo mai iniziato della memoria,

il basso ventre immorale della carne,

del piacere,

una sottile voglia di spazzare via il dubbio.

Ho preferito restare senza colpe,

assistere al declino volontario del sospetto,

di tutta quella gente repressa e uguale,

su di te,

a muovere fogli e coltelli,

ad agitare bandiere e rivoluzioni figlie solo del denaro ..

Ho ascoltato a lungo,

il rumore ebbro delle ombre,

quelle felici immagini sinuose,

cui l’occhio nudo si abitua,

se bistrattato e accecato da ore fissate in un angolo.

Ho smesso i panni dell’attore,

l’eroe,

il buono compiacente ..

Ho lasciato questo compito alle comparse adoranti della società,

i vecchi,

quelli che non sono mai stanchi di essere applauditi.

Si,

è un gran spettacolo visto da qui,

da dietro le quinte,

assistere a tutta questa vigliaccheria squillante ..

Nel bel mezzo di un cammino fortificato da ricordi senza più spettri.

IL VENTO DEL PARADOSSO

Perdo di vista quello che sono stato,

non riesco più a muovermi tra le pagine di questo blog,

non sento più di appartenere alle idiozie che ho scritto.

Provo vergogna per il mio essere nullo,

vuoto,

un inetto che ha perso la testa,

perso tempo solo per seguire mondi che non esistono,

su cui continuo ad esercitare un dominio sterile,

questa iniqua condotta che sulla madre terra neppure sussiste ..

La patetica stella senza condotta,

la sola movenza fatta di ecclissi,

il sudario saccheggiato di tutte le mie tentazioni,

la sorda voce che non è più tornata indietro.

Voltati,

indossa ancora questo costume,

e va via ..

Ho tanto bisogno di soffire questo momento,

per non averne più bisogno in futuro.

UN EMOZIONE

Perdere tempo,

e la cosa migliore che so fare,

escludere,

escludermi,

dar senso a tanta piccole cose vuote,

la clessidra sterile di un momento di luce,

l’appartenenza evoluta dei perchè,

fraintendimenti,

il volere giusto o ingiusto,

quella macchina godereccia ed ebbra,

sempre in giro,

formata solo da movimenti assurdi,

senza cuore,

tante tribù dionisiache perse e sozze di piacere.

Sconvolgere le cose,

ammazzare l’ideologia del tempo,

questa precaria scure che condiziona le mie virtù,

la sterminata e terribile fusiona a freddo di un emozione.

PER ESSERE COSI’

I commenti non escludono i perchè,

le molteplici verità,

la corruzione,

che comunque esiste,

anche dento di noi,

seppur facciamo finta di non badarci.

L’esistenza trascina con sè molte responsabilità,

spesso ad un bivio ci arrendiamo,

e la prima scelta,

quella più facile,

raggiunge le nostre carni,

le nostre vite,

la polvere di quello che potevamo superare solo con un pò più di carattere ..

In questo mio nervoso linguaggio di parole,

non faccio caso alla metrica,

alle decisioni da sopprimere,

come e quando il tempo smetterà di girarmi attorno,

con il fiato sul collo,

con ogni emozione mirata solo a farmi del male,

nuocermi dentro,

per immobilizzarmi,

per smettere di essere tutto ciò in cui ho creduto ..

Non modifico quello che mi ha portato oggi qui ad essere anche peggio di così,

non di un passo,

un millimetro.

Per essere così.

GLI ULTIMI

Gli ultimi,

sempre i migliori ad andarsene,

con quel silenzio così eloquente,

senza dare fastidio,

così sedentari e capaci ..

Gli ultimi,

sanno spesso tacere un sorriso,

emaginare un istante,

rendersi conto di tanta confusione,

nella baraonda dei pensieri,

negli urti inevitabili delle colline,

dove ogni cosa rafferma ha già  deciso,

inutili sofferenze,

atroci astinenze,

cose che si giudicano oggettivamente ..

Gli ultimi,

che grazia vederli allontanare senza neppure uno sbadiglio,

consapevoli che il mondo non faceva parte delle loro capacità,

meschinità,

tante cose che non hanno saputo raccogliere,

rubare,

come l’uomo aveva insegnato loro.

Gli ultimi,

mai privi di una lacrima,

sapranno ancora stupirti,

solleticare la tua fantasia,

smuoverti da un torpore nervoso,

seppur navigando distrattamente,

su onde che non hanno mai accarezzato il cuore.

NON LO SANNO

Non vado d’accordo con la vita,

con le cose semplici,

difficili,

con tutto quel che trova un facile spunto di idiozia.

Non arretro di un secondo sui miei pensieri,

sul disagio che continuamente provo,

la gente attorno a me,

parenti,

estranei,

qualunque razza essa sia,

non accetto presenze egoiste che sfruttano la mia sensibilità,

il live motive di questa pelle,

l’imperfetta caricatura della carne,

su spasmi voluttuosi e caldi.

Non regredisco su cose perse,

labili ricordi che non sono mai spariti,

sui soliti fantasmi che giocano su me ..

Non lo sanno,

cosa si prova a morire ogni giorno,

da soli,

in mezzo alle persone,

durante una discussione,

attraverso questa calma apparente.

Non lo sanno,

cosa ci sia,

al di là di quella carcassa,

nei panni di questa rivolta,

quanto difficile sia,

essere leader di se stessi,

mentre il mondo ti sputa addosso senza reticenza alcuna.

L’INTIMO

Resto ben lontano,

dal peso della gente,

da quel che comporta avere un sacco di occhi puntati addosso.

Resto protetto nelle mie piccole cose,

in questa assenza che assimila tutto,

e brucia,

sin dentro l’anima,

la più minima delle ferite:

armi, coltelli,

tutto fa brodo per rendere ancora più perfetto questo stato in cui mi trovo.

E non abbasso la guardia,

non mi sottraggo dagli idoli che diffamano il mio orgoglio,

l’ebete istinto che punge e non sanguina ..

Resto in incognito,

con occhi straniti,

nel fenomeno di questa vita obesa,

di larghe intese.

DIETRO DI ME

Annuso questo niente,

lo faccio mio,

rifletto ossessivo questo sole non troppo caldo.

Attendo da giorni,

la verità senza specchi,

il senso placcato degli alberi,

il non voler respirare e vivere di chimere.

Arretro senza rendermene conto,

lentamente,

faccio sbalzi all’indietro,

per saprire dalla condizione attuale,

drammatica,

questa opaca sensazione che mi strugge completamente.

Accendo l’ennesima ammaccatura della mente,

sponsorizzo tutti gli alibi che posso,

credo,

non avverto l’onta meccanica del vento,

la ruggine,

la costante che rimane sospesa dietro di me ..

Memorie appese a fili ideologici,

memorie soppresse dai treni,

suicidi e coincidenze che abbreviano il passo ..

ROTTE DEVIATE

Provoco irrequiete sensazioni,

comprendo benissimo,

di far parte di quella fetta impotente di sovversivi,

quelli buoni solo a tacere,

o urlare,

nelle pubbliche piazze,

un disagio che assume gli aspetti devastanti di una doccia fredda ..

Ed io resto ancora al mio posto,

prendendo parole un pò qui e là,

rubando conversazioni prive di movenza,

stimoli ..

tutte cose che il cuore non assimila,

ma la mente umana si ..

come tovaglie asciugate dai parenti,

che nessuno ha intenzione di levar via,

finchè le seccature sosterranno a casa.

Provoco ancora stupore,

suscito moleste tentazioni di odio,

tutto quel che concerne la moderna irresponsabilità nei giovani,

vecchi,

tutti condottieri in fuga dal presente,

pronti ad abbracciare un buon vicino,

per fingersi diversi,

e scampare all’apocalisse degli eterosessuali.

L’ARTE CHE PREDILIGE

Prediligo il disagio,

questo oscuro presagio,

quel che lentamente inzio a capire,

sulle mie forze,

solo con la mia testa,

battaglie inviolate e mai coscienti.

Prediligo impazzire,

fare a pezzi la dignità,

il costume sociale casto,

la determinazione di sguardi arresi alla miseria ..

Prediligo vendermi,

ora più che mai accetto ogni somma di danaro,

pur di lasciar perdere le mie parole,

il tentativo sempre osceno di inscenare la morte,

la depressione,

una costante malata che respira in me da parassita.

Prediligo sbagliare ancora,

rendere sciocco ogni sbalzo di tempo,

tutti i presagi che lasciavano ricordare solo un passaggio ..

Prediligo smettere,

alzarmi un giorno,

senza più niente da dire,

e sparire,

dietro occhi che hanno detto tutto,

e non hanno più la volontà di alzare lo sguardo.

IL MIO SCENARIO

Mi sono illuso di poter cambiare le cose,

con le parole,

il mio strano modo di rivolgermi alla mente,

alle frasi,

a questa irresistibile miseria ..

Ho creduto fino in fondo di valere quanto un buco

di una prigione,

nel momento in cui qualcuno,

puntando il dito sul mio operato,

ha cercato di svendere quello che scrivo,

ricavandone solo il proprio tornaconto.

Ascoltatemi adesso,

non mi vendo,

non sono ancora deciso a essere definito un fenomeno da baraccone.

Mentre la mia vita va veramente a fondo,

qualcuno vorrebbe farne un vanto.

Mentre a testa bassa guardo l’abisso delle mie ossessioni,

non smetto questa incoerenza,

la furbata reale di quello che provo.

Anima nera,

si,

e me ne vanto ..

Farne un libro? Giammai!

LE MIE ABITUDINI

Trovo molto compiacente,

sparire tra le pagine del mio blog,

immergermi nella mia vita,

silenzioso,

senza più memoria,

ma goffamente pieno di pensieri sporchi,

causati da uno scherzo del destino,

della mente,

che mi piega qui,

come se fossi in venerazione,

a produrre bassa qualità tutta per me ..

Si,

questo spazio è tutto mio,

lo riconosco,

qui tutto si ferma,

mi lascia finalmente inosservato,

malgrado occhi indiscreti e anonimi passino di qui,

io adesso sono me stesso,

lontano dal clamore,

da tutte quelle voragini e clamori goderecci.

Qui anniento l’uomo per seguire la mia vocazione,

qui piego un esistenzialismo impietoso,

a varcar cancelli senza benedizioni,

qui indosso la realtà come un dilagare offeso e di largo consumo ..

Le mie abitudini,

non intendono scendere a patti con nessuno,

prediligono l’assenza della vera vita,

quella che fa male,

e nel sudore permeato di questa voglia,

protrae le sue mani eterne,

verso uno spirito ancora integro.

ROTTE BASTARDE

Molte cose mi lasciano stordito:

apprezzamenti,

strani avvicinamenti,

ronde del cuore che prima non furono mai costanti ..

Troppe gentilezze,

assumono il timone di questa vita,

la furia cieca e volontaria del domani,

a ricercar bellezze senza isteria,

lontano da quel che sia,

dato o non avuto,

acceso o perduto ..

Tante stoltezze,

al giorno,

bussano con costanza alla mia porta,

a rendere vigliacca anche l’ultima tentazione,

il mio essere scioccamente distratto,

da quel che concerne la vita,

a non accorgermi di tante fragole incolte,

cresciute su corpi in avazanto stato di movimento ..

La terra,

d’altronde,

come dottrina appesa,

non assimila nessuna di queste cattiverie.

CRAZY

Grido forte alla miseria,

alla mia poesia ermetica,

a questo strano modo di creare rime stonate,

perverse abitudini che non mi lasciano,

dentro orecchie invase da ombre distanti ..

Grido senza paventare un rimorso,

un solo mondo che non risponde al tuo nome,

all’isolamento cercato,

indotto dalla mente,

da un armatura che non batte più dentro al cuore.

Grido forte a me stesso,

nel tentativo di svegliarmi,

e scendere a riva,

dalla solita abitudine nervosa,

per fede,

voglio muovermi senza isole tranquille,

sfogare l’urlo che cicatrizza in me,

come un sol rumore ..

La pazzia stringe vene arteriose,

pompa sangue e discrimina,

quel che rimane di un uomo,

nel vortice deviato di questa società.

IPOCRITI!

Ma quanta ipocrisia,

mi gira attorno,

respira dentro la mia anima,

e non se ne va,

fino a tarda sera,

quando anche l’ultima lacrima e sembrata un abbaglio.

Ma quanta insana vigliaccheria,

nell’andare via di spalle,

dietro a nemici che sembravano insormontabili,

virtuali,

spesso solo inventati dalla nostra stupidità,

inutilità interiore ..

e riappare,

lo stesso silenzio,

precoce e istintivo,

che serve ancora gli stessi padroni,

quelli senza cuore,

che abbassano lo sguardo alla miseria,

alla gente che meriterebbe un cielo sereno,

non la stessa dottrina di odio ..

Quanta seria abnegazione,

non va più via dal cuore,

e inquieta,

come un tarlo,

le orecchie spente dal vento ..

Ipocriti …

Ipocriti ..

distanti dai diavoli,

dalle anestesie totali,

dai morti sdraiati su tavoli freddi!

Ipocriti,

Ipocriti,

sterili e perversi,

nell’abbozzare un sorriso che sghignazza …!

IPOCRITI!

IO CHIEDO SCUSA

Imparo a disobbligarmi,

all’apparenza,

arreso dinnanzi agli spettri quotidiani,

quelli cui difficilmente si da ascolto,

accanto a tentazioni che uccidono ..

Imparo a restare in silenzio,

in mezzo ad un caos deteriorato,

ben voluto da masse costanti in movimento.

Albergo con dovuta grazia,

in questo corpo,

brevemente teso e innocuo,

non mi lascio sfuggire nulla,

annoto minuziosamente il più stupido dei movimenti,

per comprendermi meglio,

perdonare,

chi continuamente mi ha offeso,

fatto male,

per principio,

naturalezza.

Si .. oggi perdono a quanti deridono senza neppure nascondere quello che sono,

la mia identità gratuita,

i miei numeri andati a male.

Imparo ad abbassare lo sguardo,

per tornare sicuro al mio rifugio,

tentato ancora dalla penna,

dal virtuale,

da un sociale che affossa le sue ossa su tetre intuizioni.

La morale,

una sorta di strada lastricata da buffoni ..

Si fotte,

nell’illusione,

il tedio gioioso di un momento,

l’aurora,

la splendida luce che innalza ancora uomini peccatori.

Io chiedo scusa,

ai mendicanti,

alle persone,

a quanti sono riusciti a rubarmi le idee,

i tentativi di esplodere.

Io chiedo scusa al mondo intero,

alle virgole,

agli apostrofi,

alla mia ingenua goffagine nello scrivere,

ai professori che comunque non mi hanno insegnato nulla,

nè mi hanno mai ripreso,

per tentare di accendere qualche riflesso intelligente.

Io chiedo scusa anche voi,

ritratti dell’anima indecorosi,

sguardi tesi senza realtà ..

SCELTE EROTICHE

Non è mai presto,

per mentire,

seguire un altra strada che non conduce a niente,

in fondo a un sentiero malinconico,

dove le lacrime hanno smesso di essere romantiche,

mai abbastanza seducenti e lucenti,

nonostante la luna spesso abbia sovvertito l’amaro ..

Non è mai presto,

per dimostrarsi arrendevoli,

sciocchi e spesso impavidi,

ingloriosi al successo della penna,

alla seduzione che contempla gli scarti ..

Si,

non è mai presto,

per voltar pagina,

cercare un altra scusa per avere un minimo di scaltrezza,

nel senno distratto di una vagina in calore,

forsennatamente sedotta e linciata,

all’imbrunire,

quando i pensieri si fanno opachi,

e il cervello più non masturba l’arte erotica della vita.

LA NATURA UMANA

La natura umana,

mi obbliga a fare silenzio,

ad interpretare,

spesso stuprare,

questa sorta di rassegnazione che vaga in ognuno di noi.

La natura umana,

valica i confini di altri mondi,

la latitudine opposta dell’orgoglio,

quegli obblighi attitudinali che si rafforzano,

dentro vigliacche implosioni di uomini,

nel possesso di oggetto favolosi,

nel corso di questa vita ..

La natura umana,

puttana per conoscenza,

affanna e rischiara la voce,

diffama e affama certi istinti violenti,

e nulla s’arrende,

ai voleri di un popolo già sepolto.

La natura umana,

per secoli,

nutrì vasti indigeni creati dalla rabbia sociale,

da un sistema che aveva corrotto una diabilica fine per alcuni ..

la natura umana,

questa fottuta macchina che nel corso dei secoli ha saputo bere e sfinire

il prossimo ..

questa favoletta sorretta da quattro politicanti affacciati al balcone ..

La natura umana,

beffarda e menzognera,

s’alzerà ancora,

in un canto impavido e indecoroso,

e non risparmierà i volti decadenti della pietà.

UN BALLO ASTRATTO

Ogni cosa lasciata al suo posto,

dimentica,

la salute,

il misero bersaglio che mangia polvere,

su fondamenta che hanno tralasciato i tralicci,

grandi e piccoli mordenti di mano,

su lati opposti sanguinanti,

strutture poco degne di nota,

eppure le sole ad essere ricordate,

a nuocere bellezza,

insana creazione evoluta,

attraverso occhi bendati di passione ..

Una successione senza sbadigli,

la stagione incompresa delle idiozie,

il risplendere d’un tempo vigliacco ..

Ogni cosa risiede dentro micro organismi innamorati,

nella speranza di un pò di pioggia,

l’affanno,

sprigiona ed evapora il dolore,

su caute candele andate sprecate sulla cena ..

Il delirio,

d’altronde,

non arriva mai per caso.

Sorride e scioglie quelle sere sedotte dal glutine.

Un ballo astratto,

una maschera senza pesce in questa prece,

un ballo estratto,

concesso da mobili avari e avanzati,

un ballo scellerato,

sostenuto con forza da estranei amareggiati ..

Un ballo astratto,

la balla dell’umanità che piscia addosso al prossimo.

A PIPPO!

Abbiamo smesso di cercare,

di comprendere,

fino a che punto,

le lacrime possano diventare un amara consolazione …

In questo giro infinito della vita,

dove tutto va di fretta,

ove l’unica certezza nasconde tante insidie.

Il tempo ruba cose a noi assai care,

ma non cancella dai nostri cuori quello che tu rappresenti per noi.

Il tuo silenzio,

ora,

ci parla chiaramente di tutti gli istanti che hai speso con passione sulla terra,

i sorrisi,

le gioie,

la vita d’ogni giorno ..

tante piccole emozioni che risuonano in fondo all’anima,

che non ci lasciano alcun dubbio ..

Pippo,

risplenda la tua stella in questo cielo buio,

affinchè quaggiù la luce del tuo amore illumini i passi di Franca e della tua famiglia.

RICERCA

Ricerco spazi che non possono darmi,

momenti in cui avrei potuto spostarmi da qui,

volare anche,

rendermi offeso senza mani protese ..

Ricerco occhi che hanno lasciato la terra per sempre,

cosa abbiano veduto per l’ultima volta,

compreso,

fino a che punto il passaggio sia stretto o doloroso,

davvero non so,

ma vorrei innamorarmi di una distanza abbastanza lunga,

per morire continuamente sulla brezza degli istinti,

quando un alito di vento supplisce nuovi pensieri ..

Ricerco identità di poco conto,

valori che molti hanno smesso di indossare,

abbracciare,

ricerco cose assenti,

come i giorni che sono andati via da questa vita,

dalle cose che riflettevano le ore,

l’insieme mai indotto del tempo ..

Nelle mani un libro senza più poesia,

comprende e mi lascia intuire,

che lo sbaglio del ricercare,

si intravede già dal mattino,

da quelle pallide illusioni che diamo sempre per scontato.

INCAUTO BUIO

Ci lasciano accarezzare l’inferno,

quel breve lasso di tempo che promette solo dettagli ..

Lontani da questi tiepidi sorrisi,

il fango coinvolge solo porci senza ali,

un igiene che sodomizza anche il più timido degli angeli ..

Ci lasciano soffiare su gravidanze impreviste,

cocaina come lobby democratica,

nella civile memoria di questi anni,

siamo presenti solo a intermittenza,

su troppe scale cascate male,

sui sbadigli,

i tic,

il nervosismo disinnamorato di una presidenza.

Ci lasciano sputtanare il nostro orgoglio,

la facciata buona da presentare,

la pietà prostrata come discorso finale ..

Aspettando questi comodi affini,

arrivo per pendii scandalosi.

Stanno sempre dietro l’angolo,

le brutture,

il dolore,

quelle macchie che non vanno più via dall’anima ..

Ci lasciano assorbire la miseria,

solo per cancellae un buon ricordo in cambio del buio.