Ho bisogno di tatuare queste impressioni,
imprevedibili fusioni a freddo,
contraltare di afa assoluta,
in un fine agosto degno di nota.
La vera ragione,
del resto,
solletica sempre l’intelletto,
a marginali note di poco conto,
eppure il suono non è mai,
lasciato al caso.
Lascio che la cucina si avvolga,
soffusamente dell’audio,
e Prince Rogers Nelson,
coinvolge e sconvolge,
passo passo al pianoforte,
uno sconcerto di emozioni.
Io lo seguo attentamente,
allentando la memoria,
deambulando il più possibile,
questa vecchia sirena di elemosine.
Esteso a sacrifici senza sguardi,
ottempero la mia natura,
rilevo spietate e bizzarre nevralgie,
navigo sul tedio,
espongo e depongo,
ma non mi fermo.
Sarà la ruggine,
forse l’età,
ma da questo precipizio impuro,
comunque,
mi cimento ancora egregiamente.
Lasciami al mio mestiere,
alla mia arte povera,
alla negligenza che mi contraddistingue,
al potere assoluto che rilevo,
quando una tastiera,
e delle parole,
vengono a mordermi la lingua,
il cervello,
le dita …! Mentre tutto scorre,
mentre tutto si muove,
agitando ben donde un ammutinamento.