IL DISSAPORE

Sono in grado di vegliare ancora,

rinchiudermi,

lasciare correre il sapore dei giorni,

la realtà,

il degno compare di tutta questa ingiustizia morale …

Io non sono capace di migliorarmi,

sorridere,

io non ho voci interiori da guarire,

solo questo vigliacco gesto umano che non mi abbandona,

orribilmente presente alla ruota degli anni,

a questo dire che analizza e cancella ..

Sono in grado di nascondermi ancora,

per i giorni che verranno,

gli amici,

tutti coloro che invano mi cercheranno ..

Io avrò scontate risoluzioni,

nel bagno stanco del mio io,

dove ogni pozza mi implica,

irrita,

presso voci tediose nel cielo.

DENTRO LE COSCE

Vivo di scandali mentali,

fantasie che scaturisco solo per avvallare un tradimento,

su me stesso,

verso chi questo corpo non l’ha voluto,

amato,

desiderato,

verso ch ha solo toccato ed e poi fuggito,

lontano da quel sentimento,

da, batticuore maldetto che implica e piega.

Vivo di strane fobie,

durante il giorno,

alla notte,

quandio apro le gambe,

e mi trovo sempre a immaginare,

accaldarmi,

scaldarmi,

allungarmi,

preso da un impeto che rapisce le mie voglie ..

E volo in alto,

su vette inavvertite e inviolabili,

una mano attraversa il brivido della mia carne,

e smanetta veloce ..

Tutto si sussegue velocemente,

neppure il tempo di idealizzare,

fermare e riflettere ..

Tutto e di nuovo finito.

Cado nel sonno post orgasmo,

e ridesto la notte nel cassetto fino a domattina

UMANO

L’urto virtuale della vita non mi appartiene,

io riesco sempre a tollerare il vuoto,

la pacatezza,

il senso immorale delle fragole,

questo suono riconoscente e improprio.

Il silenzio,

da sempre,

è stato la mia scelta,

un bene assoluto per la mia persona,

un corpo assoldato per resistere agli urti del non sociale,

una razza in via di cazzeggio,

un doloroso ricordo che avvolge il corso della mia vita.

Abbrevio tutto,

taglio,

incollo,

non assimilo un oggetto,

non lo vedo,

ne lo accetto ..

Su questa rotta,

rifletto un esteriorità smorta,

un uomo curvo sulla strada che finge di tornare a casa,

ma che invece vorrebbe allontanarsi persino dalla sua ombra,

da tutto ciò che è umano,

disumano.

TRA SPINTE SEDUZIONI

Viviamo per appassire,

sembrare uomini liberi,

in questa rincorsa infinita delle cose,

dove l’unica cosa comprensibile

e solo un ombra senza soluzione,

un gioco dal quale poter scendere,

mediante frasi isteriche,

nel corso di queste stagioni tutte uguali,

ove la prima impressione è quella che conta,

e non v’è dubbio,

di dover interpretare,

sbagliare una piccola vibrazione nella voce ..

Viviamo per morire,

giorno dopo giorno,

mentre tutto sembra sorridere e migliorare,

non ci accorgiamo del tempo che scorre,

furtivo e bastardo ci lascia spesso secchi,

senza avere avuto l’occasione di capire,

spingere quel grilletto prima della fatale ora ..

Viviamo senza nemmeno intuire,

se Dio, o Satana,

siano solo figure promiscue,

marito e moglie,

in questa sottana travestita di religione.

SPINE GENETICHE

Trovo le spine generose,

affascinanti,

riescono a indebolirti per un istante,

ma alla fuoriuscita del sangue tutto diventa vanesio,

effervescente ..

Ti rendi conto della debolezza,

di come questo corpo umano sia fragile,

datato,

spedito verso un futuro incerto,

che non avrà comunque modo di affrancarsi,

stordirsi,

su influssi di piacere lenti,

presto sepolti dalla terra,

dal legno,

da facili emozioni che non avranno più un respiro,

un remoto senso di ritorno.

Le spine,

d’altronde,

sono solo il male minore,

in questa estetica serbante,

nociva,

ove tutto conclude e include,

ma non relega ne regala.

STUPRI VOLENTEROSI

Sono contrario alla debolezza,

alla bontà,

alle gioie della vita.

Mi rassicuro dentro uno sguardo stuprato,

trovo del tutto facile amare una donna nervosa,

sterile,

carpirne gli angoli bui delle sue paure ..

Insinuarmi senza pena,

e volgere al termine un atto volgarmente spinto,

sedotto,

goduto attimo per attimo,

solo dalla mia parte,

dallo schifo che riesco a descrivere,

provare,

su linee rette di piacere ingrate,

sul saliscendi di una fottuta lacrima,

nessuna pietà indotta,

il rigido e contorto mestiere,

che rende gli uomini privi di coscienza,

e l’anima implode insieme al retto,

e l’anima grida .. tutta la bestialità,

l’intimo contorto,

la ribellione che non sarebbe mai germogliata ..

DOVREI, VORREI

Dovrei smettere di scrivere,

di essere sincero,

di pensare.

Vorrei smettere di credere,

di relazionarmi al prossimo,

agli amici,

al sesso,

a cose proibite che non sono alla mia portata.

Dovrei spegnere questo chiodo fisso,

alimentare meno il calore,

sfregare il più possibile l’inconscio del mio pene,

isolarmi ..

Sfuggire alle tentazioni,

al consumismo,

a questa vita fatta di clamori,

di brevi attimi che rubano anche a Dio,

l’eterea scaltrezza di un attimo goduto ..

Vorrei turbarmi senza occhi,

ricordare il passato per rifletterlo in questi giorni,

dovrei ricominciare dalla pubblicità,

depositare questa faticosa scelta di postuma libidine ..

Dovrei, vorrei ..

Ma il più delle volte sono io,

a non concedere nulla di me.

IL FRULLATORE

Non riesco ad essere buono,

sempre sul piedistallo della beltà,

pronto a sacrificarmi per tutti,

anche per i nemici.

Non ne sono capace.

Anche i miei gesti necessitano di una frenata,

una tollerante visione meno ebbra e umana.

Chiedo anch’io,

di sopportare e giudicare,

ho voglia pure io di mettermi in discussione,

diventare un campo di battaglia,

e picchiare duro anche agli amici,

pugnalarli,

provare la sensazione di aver tradito.

Sono cose che merito anch’io,

ma non in questa vita,

non in queste circostanze ..

Qualcuno mi liberi dall’identità che mi hanno cucito addosso,

non mi appartiene,

questo non sono io,

mettetevelo bene in testa.

IL PESSIMISMO SESSUALE

Lascia pure che io diventi sconcio,

proibito,

lontano dalle famiglie,

dai prodotti rassicuranti.

Lascia pure che mi sporchi,

che indossi quelle maschere cattive,

le voglie più assurde e smaniose,

il caldo bisogno di venire senza più doppi sensi.

Lascia che scaldi le mie poesie,

inciti all’impulso sessuale il mio lettore,

lo lasci cadere in mezzo al turbine di una mano che sfiora e piega,

e afferra,

con foga,

quell’arnese gonfio di beltà.

Lascia che la mia donna si faccia i fatti suoi,

che ingurgiti nuovi sapori,

e non avverti più il mio seme,

le voglie,

la sviluppata natura dei nostri amplessi ..

Lascia scorrere tutto così,

senza tempo,

al di là di costrizioni e tese illusioni ..

DENTRO LE COSCE

Vivo di scandali mentali,

fantasie che scaturisco solo per avvallare un tradimento,

su me stesso,

verso chi questo corpo non l’ha voluto,

amato,

desiderato,

verso chi ha solo toccato ed e poi fuggito,

lontano da quel sentimento,

dal batticuore maledetto che implica e piega.

Vivo di strane fobie,

durante il giorno,

alla notte,

quandio apro le gambe,

e mi trovo sempre a immaginare,

accaldarmi,

scaldarmi,

allungarmi,

preso da un impeto che rapisce le mie voglie ..

E volo in alto,

su vette inavvertite e inviolabili,

una mano attraversa il brivido della mia carne,

e smanetta veloce ..

Tutto si sussegue velocemente,

neppure il tempo di idealizzare,

fermare e riflettere ..

Tutto e di nuovo finito.

Cado nel sonno post orgasmo,

e ridesto la notte nel cassetto fino a domattina.

QUEGLI INTENSI ATTIMI …

Intensi viaggi,

dentro di me,

lasciano il grido disperato alla collina,

alle allusioni trasgressive,

al collettivo bisogno di aiuto.

Intensi viaggi,

si inabissano,

come una scala immersa nei valori,

denaro al macero,

vecchio orgoglio digerito.

Solo per una puttana,

per una notte piena di pathos,

avvolti dal linguaggio sessuale.

Una escort,

un pò di compagnia,

la vigile arroganza di un marchettaro che chiede sempre di più,

e tu osservandolo in mezzo allgambe

non riesci a dire di no,

a fermarti,

a spegnere questa maledetta passione,

un istinto che piega e uccide ..

Lentamente,

ma mortalmente ed economicamente.

Intensi viaggi,

dentro e fuori questa carne,

restano distanti dalla moralità,

dietro colline senza occhi,

ove nessuno riesce a raggiungerti,

giudicarti ..

Avvinghiarti dentro uno scandalo,

precoce o furtivo che sia,

cala sempre il sipario,

dopo una calda venuta ..

NUVOLE DI CUORE

Molto tatto,

e nuvole di cuore,

in questa farsa continua,

nella tolleranza umana fatta di sguardi,

di saccenti interessi,

scioccanti rivelazioni,

un baratro dove poter urinare in santapace ..

Troppo silenzio,

e nuvole di cuore,

in questa terra priva di lealtà,

ove gli uni gli altri,

peccano di rinomata sodomia,

solo con la coda dell’occhio,

senza mai dover supplicare la lingua,

essi conservano già l’intelletto di un doppio gioco ..

Nuvole di cuore,

a tratti sgomenta la natura di un ricordo,

misera nel vagliare l’opposto desìo innamorato.

Nuvole di cuore,

mai taciute,

indossate,

dentro la ricerca di un mediocre ballerino,

nel disprezzo violentato di una ruga ..

Nuvole di cuore,

sputate in faccia per non urtarne il peso,

la suscettibile voce inconscia,

il prezzo abitudinario da rendere al padrone.

ERETICI E DANNATI

Viviamo di spietate sensazioni,

momenti duraturi nell’arco della vita,

meccanici disegni di un falso Dio,

su testimonianze che sono tornate a credere …

Viviamo di continue illusioni,

convinti di essere eterni,

duraturi ad ogni circostanza,

con l’ira e il riso iracondo di questo istante ..

Crediamo veramente di appartenere alla schiera degli angeli,

a questi possessivi oggetti che governano il nostro vivere,

il sesso,

le congetture spesso fredde di una sborrata ..

Realmente vorremmo rubare la bellezza altrui,

ammirare la tendenza ambigua di un ladro,

il rapido susseguirsi di uno stupro,

arrossire le pelli che hanno resistito allo schianto.

Inconsciamente resistiamo al calore dei nostri corpi,

al fallo,

agli orgasmi tattili,

a donne troppo aperte in seno ..

Ma non siamo che numeri stolti,

maledetti bestemmiatori in fuga da qualunque divinità,

maledetti ed eretici,

i soli di una razza in via di ingrata mietitura ..

I prosecutori malati di troppa grassa maestranza ..

i reietti,

le bestie raccolte per strada solo per mordere e non perdonare ..

DEBOLI PER FIGURA

Comprendo la didascalia dei giorni,

il disprezzo di un isola senza ritorno,

il bene,

quelle piccole ore di allegra pantomima ..

Si,

comprendo benissimo,

il valore ossessivo di una lacrima,

il puzzo cosciente della morte,

l’alito di antrace che trasuda violacee transazioni ..

Per tutto il rispetto degli angoli,

dove piscio e vergogna hanno già vomitato,

io ho sottratto sangue da quelle vesciche in calore,

tratto in salvo il sangue marcio defecato,

alitato sui grossi culi flaccidi della società.

E non sentono ragioni,

queste bestie in calore,

non avvertono il cambio di stagione,

malgrado il vento abbia invertito il loro veleno,

la sozza bellezza di un abbraccio velleitario,

dietro sguardi che luccicano di nauseabonda miseria,

sul passaggio lurido da una vita all’altra,

da un istante all’altro ..

Senza più quella terrena accoglenza di salute.

SENTIERI, AL RITORNO,

Sentieri,

brevi attimi che hanno taciuto l’abbreviazione di una stella,

perspicaci istanti viziati dal sole,

da caratteri troppo grandi,

per impossibilitare il cuore di riemergere,

nonostante le prima ombre allunghino le mani,

quella calva sospensione di valori,

ove tutto procede a sgonfie vele.

Sentieri,

danno l’impressione voluta,

di essere abbastanza lontani dalla verità,

da quel guizzo umano di tolleranza,

di caduche lussurie,

evenienze,

qualunque bruttura dal naso lungo,

pur di immergere la memoria dentro uno stagno di credenze popolari.

Sentieri,

a larga misura,

abbeverano e costeggiano il ritorno di ogni ricordo,

l’obbiettivo di costringere lo stesso seme,

di idealizzare la più lurida delle menzogne ..

Di soffocarne il giudizio.

UN TUMORE

I giorni ci costringono a mentire.

ad avere cura delle cose ignobili,

dei pensieri distorti,

della meschinità,

di tutte quelle cose che arrancano al buio,

e assumono circostanze e apparenze senza eguali,

cicatrici che al mattino pulsano di insana violenza,

e opprimono il respiro,

quella chiara volontà che si arrende e sottolinea la fine,

un disagio eterno,

una morte violenta,

un letto privato da qualunque gioia ..

Per un anno la sofferenza ha soppresso tutto.

Ora è giunto il momento di fare una scelta,

di seguire la debolezza,

arrendersi impropriamente ..

Per andare via,

per sottolineare la difficoltà di un vivere precario e lento.

Ora malgrado tutto,

serve fare una scelta,

dettata dalle lacrime,

dallo spasmo che vibra insolente e senza morale ..

E così breve la padronanza della mente,

mentre storpia i volti,

e gli occhi confondono la natura scontata dell’emozione.

Un tumore,

scava così a fondo da gelare l’anima ..

Un tumore cancella esistenze e piega intere famiglie.

Anche i ricordi,

sconfinano nella pietà,

nell’amaro calice dei giorni ..

e spariscono nel plumbeo simulacro di finta speranza.

Così tutto ha un consenso mortale,

un distorto eco che non rimembra.

Eppure accade.

MARE E SEGRETI

Sale questa corrente ossessiva,

il volto emaciato del mondo,

la vita attraverso il vetro di una bottiglia,

dispersa in mare,

senza più messaggi,

senza una sola goccia di speranza,

lungo correnti e corsi d’acqua che presto spariranno,

smettendo di alimentare una corsa verso il nulla,

in tutto questo spazio malato,

cui la società ha posto le pietre miliari di uno scirocco caldo.

Corre via,

pur di non appartenere a nessuna cosa,

nessun oggetto animato,

nessuna voglia che abbia coraggio.

In questa geografia corrotta,

il corpo ha smesso di valutare,

di serbare rancore,

quella pallida luce di felicità.

Così profondi,

così opposti ..

L’eco di un passato che non ha udito il ritorno della voce,

il mare,

libero e maestoso ..

E sale ancora questa corrente ossessiva,

sale,

per perdere definitivamente tutto ..

La vita,

d’altronde cos’è ..

Una stagione spesso finita,

malgrado il cuore lanci ancora qualche impluso,

un piccolo e amaro crogiolo di una lacrima.

UDIRE IN LONTANANZA

Polvere e funerali,

la stessa voglia dotata di persuasione,

di una lacrima,

a più riprese,

la netta sensazione di aver perduto se stessi,

in fondo al baratro,

accanto un valido tributo al cielo,

a tutto ciò che non potremmo udire,

i rumori e i dolori di gente trapassata,

spesso il candore,

il bianco corrotto della mente ..

E solo un attimo,

un breve flash indotto dalla verità,

dal lutto,

dalla seduzione a non voler abbandonare un corpo senza vita.

E la nuda terra,

profanata,

spesso violata,

bruciata,

saprà vegliare per sempre,

finchè polvere non tornerà a dialogare e innalzarsi ..

Su valide colline di sole.

IL SUFFRAGIO DELLA MENTE

Sono cosciente alla solitudine,

alla memoria,

a qualunque parola avversa si riaffranchi,

giudicandomi solo per una mole in via di involuzione.

Sono presente davanti a tante cose,

nel respiro delle case,

le persone,

il male circondato e diviso per strada,

negozi,

burocrazia,

concorsi …

Un girone affettivo di illusioni,

un cancro quasi velenoso che respiriamo tutti.

La stessa vetrina allettante,

il tumore,

quella boccata di merda che tocca sempre e solo a noi da annusare,

mandar giù.

In fondo a quel brivido,

ho solo smesso di credere,

tentennare ..

In fondo allo stesso silenzio,

ho dato voci a parole in suffragio della memoria.

UN IMPERVIO SCONCIO

Sono impervio al buonumore,

a questa finta idiozia che ci vorrebbe tutti basati su costrizioni umane ..

Mentre si va solo a dividere e sommare l’odio,

una parte sempre più maligna e abietta della mente,

una parte vigile di ignoranza che piega uomini e donne,

una comunione dei sensi,

un idea ..

Lo stesso fulmine di arroganza,

stupro,

ben volentieri anche una strizzata alla violenza di macchina.

Ho visto cose che anche gli occhi hanno smesso vedere,

ho udito parole e giochi di potere a conduzione familiare da far male,

intellettuali relegati nel loro ruolo perchè pagati dal politico di maggioranza ..

Per questo e ben altre ragioni,

sono impervio al buonumore,

alla Democrazia,

al sorriso di comodo che sfrutta e allatta le mie mutande.

Io voglio solo venire,

schizzare il prima possibile,

e far bere tutti ..

LA COMPASSIONE DI UN RICORDO

La compassione di un buon ricordo,

e solo il primo passo verso il baratro,

dietro perdute ombre,

su risoluzioni di bassissime vedute,

ove il nero contrasta e luccica come una lava,

un lento fiume quasi rosso sangue,

in penombra,

lo scherzo della poca luce,

degli occhi,

dell’immaginazione ..

Un tiro alquanto sinistro alla memoria,

al buon vecchio ragazzo che sono stato,

brio,

nel vento,

su vedute e città che non conoscevo.

Armato di pazienza e coraggio,

ho dato e attraversato,

sentieri impervi,

e scorribande per amore ..

La compassione di un ricordo,

getta polvere a ciò che oggi sono diventato,

e nulla preserva la bontà di quegli anni,

i gesti,

la novizia,

la voglia di saper andare oltre questo niente in cui arranco,

faticosamente e sempre con maestosa coscienza ..

Perchè in tutto quello che si fa,

si deve sempre essere consci di quello che andrà a venire,

in un susseguirsi di immagini scabrose e di mesta sofferenza.

La compassione di un ricordo,

oggi,

e tutto quel che ho,

per lasciarmi inghiottire dal mondo,

e con esso sparire senza più alcuna immagine.

LE OMBRE DELLA MIA INFANZIA

Sparire dalle pagine del mio blog,

mi aiuta ad essere me stesso,

a scrollarmi di dosso tutte quelle che persone che continuamente sbirciano,

e sentono la necessità di giudicare,

puntare il dito,

questa naturale arte che comunque rende le persone cattive.

Eppure giudichiamo tutti i giorni,

e lo facciamo meschinamente,

senza nessuna remora.

Solo così,

il nostro ego viene soddisfatto,

traendo un piacere infinito da tutte queste macchinazioni.

Io dimentico il bene che faccio,

solo perchè sono un ombra,

e da tale,

per sempre,

voglio restare.

TAVERNE IMPAZZITE

Trovo le cose difficili come una possibilità,

affronto il bieco destino,

la sciocca riservanza di chi non ha mai mostrato i muscoli,

la riserva,

tutto l’iniziale candore dell’infanzia,

il fato ..

Maledetto costruttore di intuiti castrati,

quel genere assottigliato all’oblio,

ombra che anche la sera difficilmente raduna e mostra.

Trovo le piccole certezze come una reale follia,

la gente,

traspira rabbia,

e annusa miseria,

dietro serrande ovvie di verità,

dire cose assai tangibili,

mi lasciano col fiato rivolto verso il basso.

Taverne impazzite,

sguardi e malesseri che hanno riscaldato gli uomini,

caldo ossigeno nelle vene come dote,

in cambio dei ricordi,

di un alcova,

di una danza irrisoria e complessa.

Taverne impazzite,

fumo e cemento dietro città urbanistiche,

collocate sotto sprezzanti e potenti individui di oro e sciocchezza.

Taverne impazzite,

quella chiara certezza,

dapprima che il resto passi di moda,

e insozzi il sangue di pattume.

DENTRO IL FUTURO

Perdo tempo e speranze,

avverto simboli piegati,

e strane voglie assenteiste,

insane maschere pervase solo dal disgusto,

in fila,

anche loro,

nella necessità di bussare al sole,

al cielo,

ad ogni sorta di pianeta assortito e corrotto.

Perdo i cicli intuitivi della mente,

il plasma col quale riflettevo senza perdere il filo di un discorso,

il rancore,

tutta la necessaria bontà di dialoghi prescritti e dosati.

Nel futuro,

io,

ho solo smesso di avere pazienza,

un volto,

un nome,

un pezzo di significato avvolto nella plastica.

IL SECOLO

Allungo i miei paradossi,

le assurde paranoie,

la voglia sonnolenta di spiazzare un violento mondo di favole.

Accerchio le parole,

in senso astratto,

come se da esse dovrei ricavarne qualcosa di buono,

un entità ancora salva e promessa,

ma nel sacrifico del non dare e avere,

molti chiedono il volto spietato di Cristo come perdono,

come sola maschera,

pur di non vendere al Demonio,

l’illusione della dannazione.

Appunto ancora qualche ridicola frase,

e poi di spalle,

fingo anch’io di stare bene,

e di avere smesso,

come scrivono sui giornali di disintossicarsi.

Tutti buoni e perfetti,

per la pubblicità del secolo.

PER IL VELENO DI UN TOPO

Su questa lenta parabola,

sputo in faccia al destino,

a tutte le facili idiozie cui la gente si nutre.

Su questa farsa continua,

chiamata vita,

io flagello il mio corpo,

irrigidendomi,

e vergognandomi,

assolutamente discostandomi da un mondo fatto solo

di merda.

Su questa lastra di fragile mascolinità,

dipingo il mio volto di rimmel,

trucco e matita apposto,

per uscire anch’io dalle rime baciate,

e passare dalla schiera dei dark,

dalle invenzioni idiote figlie del pop di una sveltina ..

Su questa dolorosa e morbosa diaspora,

io allungo le mani per dire basta,

finalmente arreso,

e con la voglia di farla finita,

con tutto,

tutti ..

In punta di piedi esco ancora dallo spettacolo,

col dito medio alzato,

rispettando le virgole,

e gli a capo,

nello stile più ingrato del pianeta.

RESPIRO PANICO

Conservo vite senza identità,

vecchi agglomerati di angoli bui,

polvere,

cose che per tanto tempo hanno osservato solo il silenzio,

un continuo andirivieni di persone e cicatrici,

chiari momenti di sepolte verità strappate.

Conservo ancora l’odore degli oggetti,

la penna,

il fragore nello scrivere,

l’intenzione di non essere più capace di subbarcarmi pesi e pezzi di cielo.

Respiro il panico,

la riserva iniziale di un idolatria all’inverso,

una stella incapace di far luce.

Respiro il panico,

avverto a distanza i problemi della gente,

le smanie,

le voglie spesso assurde,

pesanti ..

Respiro il panico,

il sesso,

i voleri assenti di un corpo che più non esprime desideri,

la violenta rabbia negli occhi del prossimo,

i soldi,

il potere,

questa ineluttabile forma di schiavitù formidabile ..

Respiro il panico,

i voleri di un clichè già ripetuto,

infangato,

reso inviolabile dalla stessa stazza di un fiammifero,

il volo,

l’iniqua tolleranza al sole,

a braccia simboliche d’affetto.

Respiro il panico,

e dentro,

qualcosa,

muore per rinascere.

Un altra volta.

SOLE E ACQUA

A viso scoperto,

guardo le nuvole,

anche quando,

solo un piccolo tarlo mi morde dentro,

e in questa leggera aria ancora calda,

scalpito affinchè la pioggia,

la primissima pioggia,

faccia capolino sulle strade,

i tetti,

le cose,

le persone ..

Un universo a parte usato solo per tollerare l’umido,

il bagnato,

il voler piovere su coscienze logore dal tempo,

da identità sepolte e animali spesso odoranti di fame.

A viso scoperto,

osservo i cambiamenti del cielo,

della gente,

di Settembre,

che cicatrizza e abitua il corpo a nuove cianfrusaglie.

Lasciate migrare il cuore,

ammaccate pure le nenie del passato,

tutto avrà un solo viso,

un eterea bellezza fatta di sole e acqua.

QUALCUNO

Qualcuno ha riletto le mie vanità,

messo in fiamme le mie pagine,

diari,

quaderni,

e quant’altro di blasfemo avessi lasciato in giro,

nella mia alcova,

nella mia piccola cella ormai devastata.

Qualcuno,

tentando di essere minimalista,

ha raccolto i miei pensieri più intimi,

acceso un bel falò,

e spedito al diavolo le mie inconscie passioni,

stati apatici,

momenti in cui anch’io mi sono sentito un essere umano.

Qualcuno,

qualcuno ..

Vi è sempre qualcuno a decidere per te

quando tutto sembra finire ..

E non ti lasciano altra possibilità.

Qualcuno penserà a tutto.

Anche a cancellare la tua esistenza.

QUATTRO SALTI IN PARADISO

Deciso a non farmi piegare,

nonostante la schiena dolorante,

e i primi acciacchi post mortem,

accelero di non poco la mia voglia apatica nello scrivere,

nello svolgere bene quello in cui credo.

D’altronde,

avere me stesso a disposizione per tutto il giorno,

mi lascia abbastanza tempo per decidere,

muovermi,

accudendo e rischiando la paradisiaca tentazione di conversione ..

Dio,

Satana,

luce,

fiamme ..

E le tenbere sono sempre la sola volontà che brucia sulla mia pelle,

il solo posto che conosco e che amo ..

Io bramo solo di dimenticare il volto degli uomini,

lo schifo vissuto durante tutta la creazione.

Non meritiamo di essere ricordati.

Ficcatevelo bene in testa.

DI VOLTI E PERSONE RIDICOLE

Il volto ridicolo della stessa domanda,

il vuoto complesso di una verità,

la maldestra decisione di mentire,

un fiume acerbo di peccati ..

Io avverto l’inverosimile certezza di stabilire questo contatto,

un estraneo,

attraveso le radici del tempo,

lasciar correre,

il percorso amabile di un intrigo.

Ho smesso di leggere solo perchè detestavo tutta

questa costrizione mentale.

Io non ho obblighi verso il mondo,

nessuno,

e in assoluta libertà assaggio l’intollerabile verso osceno,

e vago …

Su righe disperse,

io arrivo dove non dovrei,

e il mio vecchio intuito cancella questo ghigno.

RIFLETTO, ESPLETO

Rifletto solo per dimenticare,

per non avere niente in comune con il prossimo,

con questa avversa decisione di apparire senza cervello,

spesso sorpreso,

altre solamente stanco di tutto questo niente,

nelle solite sciocche vetrine piene di polvere,

il vuoto,

sembra interessare sempre più gente,

lasciar accorrere il gregge prima della preghiera,

della solita tiritera prescelta per ingannare secoli e secoli di cristianesimo.

Rifletto senza badare agli altri,

pur certe occhiate sembrano spogliarmi e divorarmi,

io non ho affatto il tempo di fermare quelle immagini,

l’odio,

la cosciente decisione senza volto che rapisce e deflora troppi istanti.

Rifletto dietro un vento stanco,

nel deleterio vortice di una passione troppo verde,

per maturare,

amare ..

Rifletto, espleto.

Finalmente senza più alibi consci.

UN SIGNIFICATO

Cosciente,

talvolta libero,

sento scivolare Settembre sulla pelle,

con ques’aria modesta e mai fredda ..

Assente,

in certi casi,

non ho il tempo di rendermi conto quando ho smesso di credere,

di avere fiducia,

valori,

ideologie ..

Avanzo solo scomponendo i tasselli di questa Democrazia,

tutto ciò che furbescamente vogliono farmi bere.

Io ho smesso volontariamente di seguire una corrente,

un Dio,

qualunque sorta di amore,

odio ..

Imprecisamente,

ho deciso di gettare corpo e anima a insane passioni,

che turberebbero i cuori dei normali,

e con la stessa deformazione di prima,

affondo,

dietro ogni spirale che agli occhi del prossimo,

non hanno alcun significato.

SMETTERO’

Smetterò di essere molte cose,

smetterò di comunicare,

precipitare,

di avvertire sempre lo stesso nodo alla gola,

la solita mancanza,

il senso di non essere mai appartenunto a nessuno.

Smetterò di riflettere e di essere pesante,

smetterò di sorridere,

essere cordiale,

timido e spesso riservato.

Smetterò di fare la persona normale,

smetterò questi modi tolleranti,

smetterò i panni ossessivi,

il pensiero cattivo per ogni toccata e fuga.

Smetterò di avere ricordi,

di ammalarmi per una frase non detta,

per quei momenti in cui avrei potuto realmente cambiare le cose ..

Smetterò,

ma nel frattempo vorrei imparare

a restare in piedi con questa lacrima.

IL BUON CIELO

Molti appartengono a quella schiera di perdenti,

un irrinunciabile passione che sperpera,

ma che allo stesso tempo,

un illusione,

un buon bicchiere di vino rosso,

notti trascorse all’aperto,

ad osservare il cielo,

i mille cambiamenti della notte,

quel rossore iniziale che l’alba ammette,

fanno dimenticare ..

Si,

molti appartengono a questa schiera di apatici e vagabondi,

un sano gusto di essere comunque se stessi,

aver lasciato da parte tutto,

vita,

famiglie,

una madre ..

Un padre violento e tante accuse decapitate dal primo passante.

Il buon cielo sappia dare ascolto a queste anime ..

TUTTI CREDONO …

Tutti credono di appartenere ad uno strato

superiore di umana tolleranza,

tutti credono di avere una vita formidabile,

una sorta di buona dose di sesso e passioni ..

Si,

tutti credono di appartenere ad una fottuta immagine pubblicitaria,

figli di un tempo senza attese,

figli dello stupro,

della tv,

di un emozione che tarda e brucia dentro ..

Tutti credono di amare la stessa donna,

il perverso disegno di un anima senza un corpo,

il perverso stimolatore di una stanza senza più inibizioni.

Si …

in tanti credono di essere scesi giù dal paradiso,

su un carro idolatrato dalla stessa furtiva e sonnolenta verità ..

ma solo in pochi,

si sono resi conto di essere di essere all’inferno.